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venerdì 04 ottobre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Vita & morte

di Marco Celati - giovedì 19 gennaio 2023 ore 09:00

Un caro amico ha risposto al mio testo, intitolato “Auguri”, che: altro che auguri, è tutto un mori’! Invitandomi ad essere allegro, almeno sotto le feste. E ha certo ragione, l’amico, nonostante avessi dato il massimo. Del resto vita e morte, tristezza e allegria, è tutto in confusione. La mia nonna Crelia, ingravescente aetate, ormai restava in casa, curva su ricami e corredi e non usciva più. Passando gli anni e le vite di congiunti e conoscenti, nemmeno poteva più recarsi all’ultimo saluto. Andavamo noi e al ritorno ci chiedeva: “È stato un bel mortorio?”. Sarà per questo che per un po’ la morte si dimenticò di lei -la nostra nonna emerita, madre supplente- lasciandola ad accudirci e ai suoi cuciti. Alla fine però la morte venne anche per lei e per il nostro lutto -conosceva la casa- e fu così che andò.

Potrei tornare a interpellare la polvere che copre ogni cosa, senza scomodare ancora Fante. Dice scherza coi fanti… E allora con più leggerezza mi rifaccio a Ruggeri: “Polvere, troppi ricordi, è meglio esser sordi e forse è già tardi per togliere la polvere dagli ingranaggi, dai volti dei saggi, coi pochi vantaggi che la mia condizione mi dà”… Cacciare acari e polvere dai miei pensieri… “E quanti misteri, coi pochi poteri che la mia condizione mi dà”. Non mi cercare, non mi riconoscerai…Ah, canzonette, canzonette!

E mi pareva di aver chiamato in causa Leopardi e la Ginestra, ma rovesciando l’indifferenza del Cosmo per noi e il nostro minuscolo pianeta, la nostra insignificante presenza, ringraziando l’Universo infinito e le infinitesimali particelle per ciò che sappiamo e ignoriamo, per ciò che perdiamo e acquisiremo. Dal pessimismo cosmico al pessimismo comico è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità. Scherzo, naturalmente.

Dice che la differenza tra un pessimista e un ottimista è solo che il pessimista è più informato. Ma non è il mio caso. Credo di essere un pessimista ancorché disinformato. Deve essere un dono di natura. Forse ereditato da lontani avi del Castello di Pontedera dalle mura ormai dirute, magari imparentati con rudi genti garfagnine o lunigianesi che la Signoria assoldò per ripopolare la città decimata da guerre e malattie, con la sinistra ghibellina contraria alla crescita. Per non parlare dei guelfi.

Infine la Morte. Appunto. Quando si è giovani la morte non esiste, è qualcosa ad uso degli altri, sostiene il Principe di Salina. A questa età da dove scrivo abbiamo avuto a che fare con la vita e quindi con la morte a cui la vita non si rassegna, ma da cui è segnata. Chi fratelli, sorelle, genitori, congiunti, amici ai quali sopravviviamo. Figli! “Il confine che divide la vita e la morte è, nella migliore delle ipotesi, ondeggiato e vago. Chi può dire dove finisce l’una e comincia l’altra?”. Dice Edgar Allan Poe. Le persone che abbiamo perso sono sempre con noi. Faremmo di tutto per ingannare la morte. E forse i defunti ci reclamano alla memoria per un di più di amore. Li dimentichiamo, non vorremmo, ma lo facciamo. Dobbiamo farlo e forse si sentono abbandonati. Resistono in una cornice, una vecchia foto, un’immagine, un suono, una loro canzone. “Io che ho avuto solo te”… Dobbiamo vivere, frequentare la vita. Ma ci mancano i nostri cari e siamo noi a richiamare il loro amore.

Ho letto un libro, più che letto sfogliato le sue belle illustrazioni. Un libro per bambini, “L’anatra, la morte e il tulipano”. Era da un po’ che l’anatra aveva una strana sensazione. «Chi sei, e perché mi strisci alle spalle?» domandò. «Finalmente te ne sei accorta» disse la Morte. «Io sono la Morte». Aveva un tulipano nero, l’anatra chiese se era venuta a prenderla. «Ti starò accanto per il tempo che ti resta… nel caso ti capiti qualcosa». All’anatra venne la pelle d’oca e domandò se a quel qualcosa era lei che ci pensava. «Ci pensa la vita» rispose la Morte. Si frequentano e il racconto finisce con delicatezza, come deve finire, lasciandoci e consegnandoci al mistero. Il grande fiume che tutto porta via. “Quando la perse di vista, la Morte quasi si rattristò. Ma così era la vita”.

Tra l’altro, tra la fine dell’anno e il nuovo, ne abbiamo avute di morti illustri. Si erano non da molto spente le interminabili esequie della Regina Elisabetta, che è stata la volta di quelle non meno brevi e discusse del Papa emerito Benedetto XVI, il conservatore, a suo modo innovatore. Prima si usava dire “morto un papa, se ne fa un altro”, ora si dice “morto un papa, ce n’è già un altro”. Cambiano i tempi. E meno male che Francesco c’è! E poi Mihajlovic, Pelè, Vialli, Frattini, Maroni, Asor Rosa, Jerry Lee Lewis, Gina Lollobrigida. Un’ecatombe! Perfino Angela Lansbury: tirano un respiro di sollievo gli abitanti dei paesi dove la “Signora in Giallo“ capitava, che, un assassinio a puntata, venivano decimati. E per le più famose di queste morti, la tivvù a recitare gli onori funebri, elaborando il lutto collettivo. La morte fa audience, quasi quanto il gossip e spesso tra le due cose c’è relazione. Ma non è la livella egualitaria di cui parlava Totò: le morti in Iran, nella guerra in Ucraina, le morti per fame e sete, per malattie da noi curabili con qualche farmaco, gli annegati nelle traversate in mare in cerca di salvezza, gridano l’ingiustizia della vita come della morte.

Ho fatto visita a un compagno nella camera ardente che chissà perché si chiama così, cosa vi arde? Forse fiaccole o candele. Forse la vita. Era anziano e sempre valido. Aveva seguito l’attività di un Circolo, una “Casa del Popolo”. Se n’è andato nel sonno. In silenzio. Dice che anche per i suoi era stato così. Una tradizione o un vizio di famiglia. Un dono, una benedizione della morte. Senza il patimento e l’offesa della sofferenza, la mortificazione del moribondo. Composto nella bara sembrava continuasse a dormire. Sereno. “Agli occhi degli stolti parve che morissero”. Quanto lavoro e quanto impegno! L’anatra aveva confessato alla Morte il dolore e il rimpianto per lo stagno che sarebbe rimasto solo, senza di lei. "Quando sarai morta, anche lo stagno sparirà, almeno per te." Così nessun rimpianto. Il compagno era di quelli semplici, quelli che non dicono e fanno. Difficile non rimpiangerlo. Ma così è la vita.

Marco Celati

Pontedera, Gennaio 2023

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John Fante “Chiedi alla polvere”, Wolf Erlbruch “L’anatra, la morte e il tulipano, Scott Cooper “The Pale Blue Eye - I delitti di West Point”, film dal romanzo omonimo di Louis Bayard

Enrico Ruggeri “Polvere”

https://youtu.be/qmQ0J6ELffw

Marco Celati

POLVERE -ENRICO RUGGERI-[1983 ] +TESTO 🎤lyrics ♫♫

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