“Pace, pace, pace” (F. Petrarca)
di Nicola Belcari - domenica 20 marzo 2022 ore 07:30
Tre volte Pace, quante le superpotenze militari (super-prepotenti e una minaccia).
La fastidiosa e un po’ ossessiva presenza in tivvù nei programmi di chiacchiere con approfondimento “finto” dove imperversano è quella di alcune facce di opinionisti, della cui opinione si potrebbe con tranquillità fare a meno.
Intervengono degli esperti e qualche “imbecille”, in senso tecnico, a vario titolo; ma i veri idioti siamo noi che stiamo ad ascoltarlo (forse perché abbiamo peccati da espiare?). È talora un politico di lungo corso fiancheggiatore del pensiero unico più unico che c’è. E spiace sembrare d’accordo con chi non si stima e a loro s’oppone.
Ora s’è improvvisato, indossata la mimetica, eroe guerriero, come sono gli uomini duri e puri disposti al sacrificio della vita per la dignità dell’Uomo e per la Libertà.
Mi sarei aspettato che già avesse prenotato il viaggio per le zone del conflitto, invece c’è un piccolo particolare: il sacrificio della vita è quello degli altri, a immolarsi dovranno essere gli altri, a sobbarcarsi onori e oneri. Il nostro eroe dello schermo non intende, con ammirevole generosità, sottrarre la gloria al suo Prossimo, cioè a noi e andare al nostro posto: giammai, un simile sgarbo!
Ma allora avrebbe potuto dirlo subito cosa aveva in mente: “Armiamoci e partite!”
Sono, quelli come lui, “foreign fighters” (con esse finale sibilante) fanfaroni? galletti da combattimento o polli d’allevamento? Capisco il loro piano: dopo la didattica a distanza, ora la guerra a distanza… di sicurezza. Così come chi decide la guerra non la combatte e al fronte, in prima linea, di fronte al nemico, obbliga ad andare i figli degli altri.
Con altre guerre ci siamo, o siamo stati, distratti?
Contro il commentatore tivvù privo del pudore delle parole, se “possono” prolungare anche di un solo giorno la guerra, abbiamo l’arma del telecomando di quell’elettrodomestico che ora pare un curioso condominio di spettacoli assortiti, tipo la veste di Arlecchino. A fianco a fianco si ritrovano tg e talk show che mostrano la catastrofe e annunciano la fine del mondo e i soliti programmi trash immutati di una virgola e solo preceduti da una breve premessa che giustifichi il contrasto. Un contrasto stridente che presuppone nel telespettatore superficialità e una memoria più corta di quella attribuita al pesce rosso, secondo un’infondata credenza.
La guerra è per chi è pronto alla possibilità di esserne vittima, spettatore di atrocità e, ahimè, anche carnefice. La guerra è per chi può sostenerne l’orrore.
Nicola Belcari