Semafori
di Nicola Belcari - giovedì 10 settembre 2020 ore 15:41
Nella vita si può sbagliare, anche nelle piccole cose.
Allora, quando succede, è bello il ravvedersi.
Oggi è capitato a me.
Per mesi mi sono abbandonato alla facile e ingenerosa critica da vecchio brontolone ogni volta che passavo dal semaforo della località “La borra” di Pontedera. Si tratta di un incrocio tra strade d'ineguale importanza: la principale collega Ponsacco e Pontedera, l'altra congiunge due gruppi di case. Finora non riuscivo a comprendere la necessità di offrire un semaforo alla via secondaria: i suoi automobilisti avrebbero potuto inserirsi facilmente dando la precedenza come già avviene per tutte le altre decine di strade che intersecano la strada maggiore, e come già avviene del resto quando il semaforo è lampeggiante e dunque spento. È verificabile infatti, in tal caso, come non si formino code in nessun senso di marcia e il traffico scorra agevolmente.
Ma oggi è accaduto: finalmente l'illuminazione... e il pentimento.
Al semaforo, di fronte alle auto ferme, ha attraversato la strada, sfilando sontuosamente, con calma imponente, un magnifico gatto rosso.
Ecco ora è chiaro! Che si vuole che siano le code? I tamponamenti con feriti e contusi causati dalle brusche frenate all'apparire del giallo, motivate dallo spauracchio della multa di 166 euro e dei 5 punti detratti dalla patente?
Davanti a un simile grandioso spettacolo, ho provato vergogna per la meschinità delle mie passate lamentele.
E così ammonito e contrito mi guarderò bene dal ritenere superfluo l'altro semaforo di Ponsacco che si trova sulla stessa strada. Questo incrocia una via che finisce in un campo. Con l'insensibilità di prima lo avrei giudicato inutile e dannoso, coi mezzi di grosse dimensioni che non trovano la possibilità di svoltare pur avendo il verde e finiscono per ingombrare la strada e impedire di proseguire a quelli dietro.
Ora però non è difficile immaginare chi lo attraverserà per proseguire verso il campo e avrà bisogno del verde per farlo. Anzi proporrei un cartello, che invita a fare attenzione a costui, con l'immagine di un uomo armato di vanga per rappresentare appunto il contadino che andrà a cavare le patate.
Il semaforo in questione è paritario: tanto dura il verde quanto il rosso. Il rispetto delle minoranze non è qui una parola vuota. Vuota o quasi è la strada secondaria. Se da questa transita una sola macchina per immettersi nella principale è solo un po’ irritante. Straordinario ed esaltante è invece quando non passa nessuno o passa il nulla. È il tempo della contemplazione, dell’attesa metafisica, del teatro in cui anche noi siamo attori. E anche se si fosse arrivati a dubitare dell’esistenza di quel contadino è in quel momento che sai che un giorno passerà; per ora a farlo è la sua idea, il suo spirito nel niente materiale, ma un giorno comparirà: sarà un’epifania che si realizza, un mito che s’avvera e Ponsacco entrerà nella leggenda.
Nicola Belcari