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sabato 14 dicembre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

​Io (allo specchio)

di Nicola Belcari - giovedì 24 ottobre 2024 ore 08:00

Ciò che scrivo è stato detto e scritto in maniera di gran lunga migliore, come ciò che penso… ma posso per questo rinunciare a pensare?! Lo vorrei! Magari solo qualche volta. Fosse possibile! Pensare a comando… o almeno avere una pausa ogni tanto.

È vero: ci sono situazioni sempre nuove, ma quel che si può dirne è vecchio. Resta il bisogno di renderlo consapevole, chiaro e distinto a se stessi, e pure il bisogno di comunicarlo ad altri con tutte le conseguenze per un discorso che cerca una verità piccola o grande che sia. Il logorio delle parole, però, procede senza tregua.

C’è una risposta a quest’io che tiranneggia fino a ridurre tutto a sé? e suoi servi?

È una tradizione antica che l’anima sia prigioniera del corpo. Se è così è anche, al contrario, il corpo in balia del prepotente e assoluto potere di un’anima inquieta e incontentabile. Un despota che dispone del corpo a suo piacimento. Causa di sofferenza con la nostalgia e il rimpianto, con desideri impossibili.

Se il presente e quel che da poco è trascorso non cancellassero il passato, esso si potrebbe rivivere; ma quei pochi ricordi sempre più sbiaditi e indiretti coprono un magma indistinto che suscita una pena indefinita, vaga, col tormento di non poter tornare a quel tempo, a quello spazio, con l’amore per chi non potrà mai più essere vicino.

Lo scritto è patetico e mediocre e per sua natura duraturo, resta con l’effetto duplice e opposto di ricordarmi e di rendermi se non ridicolo, superato e per forza anacronistico. Ci sarà tra questi appunti sbiaditi un’anticipazione, un presentimento, una previsione azzeccata? Che salvi dal prevalente amore stucchevole di sé, dei soliti pensieri, soliti-soliti, prigionieri di manie e ossessioni, da pigliare a noia fino al disgusto.

Decido di guardare quell’io e ho preso paura: ero io? nello specchio. Ho visto per me un facile destino, lo stesso di tutti, ma incombente. La mente scappa per la tangente? Leggo il futuro? mi contenterei del passato. E il non io? Mi propongo scalcagnato veggente?

Quel futuro che è la conseguenza dell’oggi si può leggere nello specchio pure bendati e rivolgendogli la nuca, senza farvi riflettere la luna o aver appreso l’arte delle maghe della Tessaglia. Ci aspettano disgrazie (non importa che il vetro vada in frantumi e del resto sette anni sarebbero un affare).

Nicola Belcari

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