Nudità finta: verità falsa?
di Nicola Belcari - giovedì 16 febbraio 2023 ore 10:00
Il nudo apparente della valletta, vestale televisiva per l’occasione, è esibizionismo e vanità? A uno sguardo superficiale o di sfuggita avrebbe potuto provocare pensieri sconvenienti. Quanti telespettatori neoplatonici avrà edificato e spinto all’ammirazione della bellezza celeste e spirituale? Poteva interpretarsi come un nudo edenico? Della primigenia innocenza? O il telespettatore, come un leprotto timido o il porco della maga, avrà frainteso (dal basso dei suoi appetiti) il messaggio? Oggi che l’innocenza dei progenitori è perduta, non conviene acconciarsi con la solita foglia di fico?
Dopo la prima impressione l’avvenimento si precisa. Non c’è né illusione, né lubrica fascinazione. L’intento è rivendicare la libertà della donna. Una liberazione che intanto, per ora, passa per la liberazione dai vestiti? Con la speranza di proseguire anche oltre nel cammino di emancipazione.
È la verità nuda? La Verità giace in fondo al pozzo dove la Menzogna l’ha gettata. E la Menzogna va in giro per il mondo al suo posto. Nella veste della Verità, nascosta, evocata dal suo contrario.
È la semplicità del vero? Perché allora fare le cose a metà? Perché fingere? Bisognava andare in fondo. Spogliarsi. E anche evitare un incoerente trucco del volto da regina egizia. Così la nudità finta non è falsa verità? La finta maestra Maria (che accoglie i pargoli sotto le braccia come la Madonna della Misericordia) dà il volto al robot, al demone tentatore che ammalia i suoi spasimanti con la danza frenetica sul palcoscenico di Metropolis.
No. È un atto di modestia. È mostrare la miseria del corpo senza attrattive sensuali. Una spietata crudezza (purtroppo involontaria?). Una nudità spettrale.
Non è la danza dei sette veli. Non è il nudo eroico della guerriera che distrae il nemico, che distoglie lo sguardo ed è trafitto dalle armi. Non è la nudità francescana del corpo deposto sulla nuda terra. Non è la Maddalena penitente coperta dai capelli. Non è l’Amor sacro.
Altri sono gli oltraggi alla sacralità del corpo che l’anima riprenderà il Giorno del Giudizio.
Però…
Nuda di fronte alla divinità: il pubblico. Ha un pianto di commozione? O forse sono lacrime di vergogna? Non vergogna del proprio corpo esposto, vergogna del dubbio, della sensazione di fallimento del grande effetto sperato? Di sentire la freddezza dell’accoglienza, nonostante la claque?
Le confessioni, di pregio o scialbe che siano, sono sospette e mai del tutto attendibili, e se il discorso rivolto a sé valeva anche per altri, avrebbe dovuto essere: non seguite come pecore le mode, né le scelte e la guida degli influencer.
Nicola Belcari