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martedì 19 marzo 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Rieccoci

di Libero Venturi - domenica 25 ottobre 2020 ore 07:30

Ci risiamo. Migliaia e migliaia di contagi, i reparti di terapia intensiva che cominciano ad essere in crisi con centinaia di ricoverati e la fantomatica app “Immuni” che è stata scaricata da nove milioni di italiani, ma non funziona. Come mai non sappiamo farla funzionare? Perché non proviamo ad attivarla con un call center nazionale, come fanno in Germania? Chi lo sa. E non ci consola il fatto che, se Atene piange, Sparta non ride. O era viceversa? Perché, altrove, in Europa, va peggio, è vero, però i nostri problemi restano nostri. In questi anni abbiamo ridotto -razionalizzato- la spesa sociale per la sanità territoriale e gli ospedali, personale compreso, ed ora mal ce ne incoglie.

Così eccoci all’ennesimo DPCM a parti inverse, con il premier Conte più prudente ed il PD più risoluto nel prevedere misure restrittive, per arginare la nuova impennata del virus. Ai Cinque Stelle basta solo che non si faccia ricorso ai fondi del Mes e Conte dice: non servono, scatterebbero tasse e controlli perché, capace, dovremmo restituirli. Fanno debito. Il PD protesta, Conte mitiga: se ne riparlerà dopo gli Stati Generali dei pentastellati, che, se per caso si mettono d’accordo, qualcosa ne uscirà.

Così i 37 miliardi del Meccanismo Europeo di Stabilità che non sono certo la panacea universale, ma sarebbero subito disponibili e investibili nella sanità pubblica -al contrario degli stanziamenti del Recovery Fund che verranno più in là e oltretutto servirebbero per il rilancio dell’economia- restano in sospeso. Attendono il pronunciamento di quell’assise di esperti e competenti stellari in materia economica, finanziaria e sanitaria. Alla fine non è che l’opposizione al Mes nasconde soprattutto una posizione euro-diffidente di una gran parte dei Cinque Stelle? Dice, non li ha ancora utilizzati nessuno, saremmo i primi: si vede che gli altri ne hanno meno bisogno e, se per questo, siamo stati anche i primi a scoprire l’America, la pila elettrica e la radio, fra le altre cose. Oltretutto noi continuiamo a chiamarlo Recovery Fund che sa di reusorio e invece si chiama Next Generation EU che sa di futuro: quello con cui stiamo litigando. Se poi aspettiamo ancora e ripartono le regole europee del Patto di Stabilità, attualmente sospese, siamo a posto.

Comunque, dico io, non sarebbe stato meglio essere più prudenti nell’immediato post lockdown e non comportarci come se fossimo usciti davvero dalla terza guerra mondiale, inneggiando per le vie e le piazze dell’Italia liberata dalla tirannide virale? Tanto più che scienziati accorti ci dicevano che il virus era ancora presente fra noi e il vaccino lontano da venire.

Insomma non si poteva essere più severi invece di lanciare il “piomba libero tutti”? Che altrove dicono “tana”. Era così indispensabile andare all’estero a beccarsi il virus o correre in Sardegna al Billionaire a ballare il bunga bunga?! Ci si poteva riguardare un tantino? Si poteva controllare di più? Magari facendo meno multe da 400 euro e più da 50 o 100 che forse sono più adatte ai ragazzini incoscienti e smascherati, proprio perché più alla portata delle loro tasche e non solo di quelle delle loro famiglie. Potevano essere meglio organizzati e decongestionati i trasporti pubblici?

Ma noi siamo così: un misto di passione, depressione ed euforia, ci comportiamo spesso come un popolo borderline. E, con la scusa e l’alibi della rinata voglia di vivere, ci siamo assiduamente impegnati in movide e lazzi vari, anche per il rilancio del commercio in crisi. Ci mancherebbe! Così ora ci becchiamo nuovi provvedimenti restrittivi che ovviamente dobbiamo rispettare.

Personalmente la mascherina mi dona. Ai vecchi conviene, nasconde timidezze e imperfezioni. Nel mio caso toglie la vista di rughe e sdentature, rendendo meno impellente il ricorso all’odontotecnico. Ridere sotto i baffi non è più coprente, sotto la mascherina posso tranquillamente farlo. Dai cinesi, che se ne intendono, ne ho comprato una nera per avere più carisma e sintomatico mistero. Scherzi a parte, per quel niente che c’è da ridere, credo, come tanti, che non si possa sminuire o peggio ancora negare la gravità della pandemia, anche per una questione di rispetto. Ma neanche si debbano assumere atteggiamenti di atterrita isteria. Convivere con il virus non vuol dire favorirlo o sfidarlo, occorre invece temerlo senza farsi piegare. Noi e questo nostro valoroso, traballante, beneamato Paese.

Ho visto il DPCM della scorsa domenica. Le regole si rispettano e si fanno rispettare. Se no, se ne pagano le conseguenze. Magari faccio rispettosamente notare qualche contraddizione: se si organizza un’iniziativa teatrale, cinematografica o musicale all’aperto si possono prevedere fino a 1000 partecipanti, ovviamente distanziati. Al chiuso 200. Finché è possibile è giusto salvaguardare cinema, teatro, musica e anche sport, però non si capisce bene cosa fare per le iniziative sociali, politiche e istituzionali. Sembra quasi che la politica sia nemica di se stessa. Come non si sentisse sicura di sé. Per il divino calcio poi, fino alla terza categoria bisogna appendere temporaneamente le scarpe al chiodo. Invece dalla seconda categoria in su, i pallonari sono DPCM esenti. D’altra parte una regola è una regola, ma questa è particolarmente strampalata. Lo dico avendo giocato indifferentemente con scarso profitto in terza e seconda categoria, oltre che negli amatori. Ovviamente queste considerazioni e questi distinguo hanno meno consistenza aggravandosi le condizioni della pandemia.

Intanto c’è chi chiude le scuole e chi no. Chiudere le scuole elementari e medie vuol dire mettere in serie difficoltà le famiglie, oltre che sospendere ancora l’istruzione e l’apprendimento. La scuola è molto, se non tutto, per la crescita di un paese. Brutto considerarla come luogo di contagio! Dovremmo invece fare in modo che fosse un presidio di sicurezza, oltre che di sapere, proprio a salvaguardia delle nuove generazioni e del nostro futuro. E speriamo che la didattica a distanza ci insegni qualcosa: non solo l’informatica, anche l’uguaglianza necessaria per colmare il digital divide.

La Lombardia chiede ed ottiene il lockdown serale, il coprifuoco notturno. Le altre regioni più colpite, Campania e Piemonte, incalzano su una simile lunghezza d’onda o vanno oltre. Altre ancora seguiranno, rigorosamente in ordine sparso. I Sindaci sono in subbuglio e contestano lo “scaricabarilismo” governativo, sia che si chiedano misure più blande o se ne invochino di più restrittive per cui spesso manca il personale, quando non la volontà. Seguiranno altri DPCM con misure ancora più severe. Da noi alla Coop riparte la fila, mentre a Panorama la gente è poca e si scorre ancora liberi. E chissà se è un bene o un male. E la storica Fiera di San Luca che non è nazionale, né internazionale, ma solo di comunità, si è salvata diventando un mercato: l’immaginazione al potere. Che altro dire, “si può dire che la peste ci riguardò tutti...dopo che furono chiuse le porte tutti si accorsero di essere sulla stessa barca e di doversene fare una ragione”. È “La peste” di Camus. E la peste era solo un bacillo. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 25 ottobre 2020

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Questo articolo è stato scritto dopo il DPCM del 18.10.2020 e si riferisce ad esso. Non si sopperisce.

Libero Venturi

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