I sogni
di Libero Venturi - domenica 06 agosto 2017 ore 11:02
I sogni
Il sonno porta i sogni, come le vele il mare. E il mare, come il sonno porta sogni, concederà a ogni uomo nuove speranze, pare abbia detto Cristoforo Colombo. E lui, detto fatto, scoprì l’America. Anche se credeva fossero le Indie, a dimostrazione che anche i migliori sogni, come le migliori speranze, possono risultare sempre un po' fallaci.
Dormire, sognare. Dormire, un po' come morire. E non sapere quali mai sogni possano venirci dopo il sonno della morte è un pensiero che ci induce, ci costringe a vivere. Questo era il dubbio di Amleto circa l'essere e il non essere. Nessuno sa quali sogni e quale vita.
Da giovane non me ne ricordavo, mi pareva di non sognare la notte e c'erano molte più ragioni per vivere e sognare da svegli. In realtà erano i sogni notturni che si celavano a me, si nascondevano dietro la memoria ad ogni risveglio. Dormivo poco e come un sasso. Oggi dormo ancora meno, semmai mi addormento di giorno, però il sonno è più fragile e complicato: mi rigiro nel letto, mi sveglio per la via crucis della liturgica minzione notturna, ma forse anche i sogni invecchiano e al mattino si fanno sorprendere da noi, si lasciano scoprire e ricordare.
Così, con il tempo, mi sono accorto di avere sogni ricorrenti. E questo non deve essere necessariamente un bene: non sempre si fanno bei sogni e mi sa che i migliori, come succede per gli addii, sono quelli più brevi e irripetibili. Anche questo racconto, una volta tanto, vorrei fosse breve e lieve, come il sogno di una notte di mezza estate, se non fa troppo caldo. Un sogno ricorrente è quello, angoscioso, di una casa sotterranea che abito da sempre e di nascosto. In un altro, il mio corpo cresce a dismisura fino ad occupare tutta la stanza, lasciandomi un senso di soffocamento progressivo. In un altro ancora, invece, volo a grandi balzi e resto in aria sospeso, veleggio leggero sopra le case, sui campi, sulla vita.
Raramente vengono a visitarmi i miei cari o mi appaiono gli affetti che ho perso nel corso degli anni. Se esiste un aldilà, io non lo frequento, non ne ho confidenza e quando sarà non potrò dirvi niente. Cesserò anche di scrivere questi racconti e relativi messaggi, giacché non tutto il male viene per nuocere e gli uomini non nascono o muoiono invano. Smettono anche di rompersi e di rompere i coglioni. E, per favore, non scomodiamo Freud.
Vani sono i sogni, ma chissà. Il cervello funziona anche da dormienti, i rapidi movimenti degli occhi lo rivelano. E forse è un altro mondo quello che vedono o che immagina la mente: altro da noi, migliore o peggiore, trasognato, popolato a propria volta da incubi o da sogni che ottenebrano o rischiarano la vita. Sogniamo di sognare. Un mondo immaginario e immaginato che dimentichiamo; in fondo non diversamente da come scordiamo avvenimenti infelici, immagini care, persone incontrate, strada facendo, nel mondo reale. Veniamo dalle stelle, prima che da Pontedera o dal Padule di Bientina-zona depressa e, come dice il Bardo, siamo fatti anche noi della stessa materia dei sogni e nello spazio di un sogno è racchiusa la nostra breve vita, che prende a volte bene e a volte di tempesta.
"La vida es sueño", lo diceva Pedro Calderón de La Barca, assai prima e meglio di Gigi Marzullo, incubo delle notti televisive. Oppure sono i sogni che aiutano la vita? Si faccia una domanda e si dia una risposta... Ma ti levi di culo!
Tutto è vanità, però la vita in realtà non è un sogno, tantomeno una passeggiata di salute. Forse i sogni possono anche aiutarla la vita, se le danno un senso, qualcosa per cui possa valere la pena o il piacere di vivere. O anche qualcuno. Una speranza vera. Altrimenti si sa cosa spetta a chi vive sognando e sperando: morirà cacando. E solo gli affetti da stipsi cronica potranno trarne, almeno e soltanto, un estremo, effimero sollievo. Buona notte e buoni sogni.
Libero Venturi
Pontedera, 6 Agosto 2017
Libero Venturi