I maratoneti della lettura
di Roberto Cerri - domenica 05 luglio 2015 ore 13:13
C'è un posto in Toscana dove la lettura, una volta all'anno, diventa una maratona. Un maratona notturna. Una sfida per lettori forti. Anzi fortissimi. Naturalmente i lettori forti che partecipano all'evento non leggono mentre corrono. Rischierebbero di inciampare. Però si radunano in un posto. Leggono un brano e discutono. Poi ripartono. Fanno un'altra sosta. Rileggono. E vanno avanti così per tutta la notte. Tra un capitolo e l'altro, girano per le strade di un meraviglioso borgo medievale. Ogni tanto sgranocchiano qualcosa: un dolcetto, un cioccolatino, un bocconcino. Serve per tenersi su. La notte è lunga. I testi impegnativi. Ed ogni tappa li porta.... verso la rocca, dove si dice venne incarcerato Pier delle Vigne, cancelliere e factotum di Federico II, lo stupor mundi.
Ad organizzare la maratona è un cenacolo di superlettori, cementato attorno alla biblioteca comunale, dedicata al poeta Mario Luzi che durante la seconda guerra mondiale insegnò nella città. Una città che ha dato i natali anche ai Fratelli Taviani, che di alcuni libri hanno fatto film molto intensi.
Partenza alle ore 21. Puntuali, mi raccomando, o vi perderete l'incipit e nessuno si fermerà a rileggerlo per voi.
I libri o parte dei libri che vengono letti e discussi nelle oltre 9 ore di maratona sono scelti dai lettori e sempre da loro vengono illustrati e strapazzati nella notte stellata. Certo la discussione dopo una certa ora perde un po' di forza, ma è un calo fisiologico. La lettura invece di solito non perde mordente. La voce diventa più roca, più cavernosa e profonda. Si fa intensa.
E se a qualcuno scappa uno sbadiglio verso le due di notte, i sacerdoti dei libri lo guardano male. Il bibliotecario capo si segna il nome dello sbadigliante su un quadernino nero. Può essere che nelle tre settimane successive il malcapitato venga perfino escluso dal prestito librario. Sono “tedeschi” i lettori della maratona. Tanto che al Bar Cantini gira la voce che una volta alla maratona abbia partecipato anche Angela Merkel, in incognito.
Occorre poi precisare che non tutti ce la fanno a completare la lettura ed arrivare in cima al bastione, da cui si gode un panorama eccezionale. La stanchezza, il freddo (per quanto sia luglio alle 3 o alle 4 di mattina cala il sereno e l'aria raffresca), i piedi pesanti e le caviglie gonfie, altri acciacchi fisiologici legati all'età, producono tra i fondisti del libro qualche vuoto e un certo numero di abbandoni.
No. Non tutti i gagliardi lettori che quest'anno partiranno arzilli e motivati da Casa Ciarini in piazza XX settembre raggiungeranno il lastricato del Duomo già preparato per accoglie l'annuale festa del Teatro dello Spirito, promossa dall'Istituto del Dramma Popolare. E comunque non tutti lasceranno la magia della piazza per conquistare il prato della rocca da cui il novelliere Sacchetti guardava la deviata via Francigena inerpicarsi fino al Palazzo dei vicari imperiali.
Non tutti si accovacceranno al riparo dagli spifferi, sotto i bastioni della rocca, per dare l'assalto alle ultime pagine del libro di Salinger. No. Non tutti. Solo i più forti, i più tenaci, i fondamentalisti, quelli per cui la lettura è qualcosa di più di una passione. Ma assomiglia piuttosto ad un sentimento che sconfina nel religioso. Solo quelli che adorano i libri come reliquie o qualcosa del genere andranno ancora più in alto. Solo loro vedranno la luce... dell'alba.
Per consolare la fatica di questi maratoneti fondamentalisti, alle 6 di mattina, il commesso di uno dei migliori pasticceri cittadini porterà, arrampicandosi per oltre 3000 scalini, cornetti, sfogliatine e brioche calde, appena sfornate. Insieme alle paste, porterà un paio di thermos di latte e caffè. Il tutto sarà divorato e ingurgitato con una passione che Banderas neppure si sogna.
E a chi pensa che questa cronaca sia frutto dell'invenzione benevola di chi nella città dei Fratelli Taviani ha lavorato per trent'anni, dico solo che la maratona di lettura di San Miniato (al tedesco, avrebbe aggiunto il pittore Dilvo Lotti) non solo esiste, non solo è una specie di via crucis laica in cui si trasportano e si innalzano libri verso il cielo (figura retorica che sta per “la parte più alta della città antica”), ma è giunta alla sua IX edizione, e quest'ultima si terrà, tra poco, nella notte dell'11 luglio.
Aggiungo per gli increduli e per quelli che alzano le spalle e dicono “che vuoi che sia”, aggiungo per i babbani che la maratona è una bella prova di resistenza e che il cenacolo dei superlettori di San Miniato è accogliente, ma molto esigente. Chi decidesse di partecipare si attrezzi. Telefoni. Si informi. Non si butti a babbomorto. Non sono gradite le lagnanze. Non sono apprezzate chiacchiere a vuoto. Battute senza senso. Cose dette per dire. Perché se non fosse stata per la prima guerra mondiale e per una delibera consiliare approvata dai monarchici nazionalisti che nel 1916 amministravano la città, San Miniato si chiamerebbe ancora San Miniato al tedesco. E per quanto riguarda il mondo dei libri, non me ve vogliano i greci, San Miniato per fortuna un po' tedesca è rimasta.
Roberto Cerri