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LEGGERE — il Blog di Roberto Cerri

Roberto Cerri

ROBERTO CERRI - Spunti ed opinioni del Direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera su libri, lettura, biblioteche, educazione permanente e su come tutte queste cose costituiscano una faccia importante dello sviluppo delle comunità.

Ci sono libri che fanno paura

di Roberto Cerri - domenica 26 luglio 2015 ore 18:07

Ci sono libri per piccoli che fanno più paura degli orchi, almeno al sindaco di Venezia

Sono stato incerto a lungo se commentare la notizia sulla rimozione di libri cosiddetti "gender" dagli asili nido e dalle scuole materne del comune di Venezia, o se invece confinarla nell'immensità delle scemenze che un pianeta ormai affollato da 7 miliardi di persone, ognuna delle quali legata alle più bizzarre e multiformi tradizioni, ci regala quotidianamente.

È un dubbio amletico. Perché occuparsi di qualcosa, vuol dire, ipso facto, attribuirgli, importanza, valore, anche solo come "pericolo". E devo dire che non lo so se per i bambini che cresceranno in laguna sia un grosso pericolo (o una grave mancanza), mentre frequentano nido e materne (immagino con rette carissime, basti pensare solo ai costi del vaporetto per arrivarci), non leggere, a scuola, libri sulle famiglie omogenitoriali, composte da due uomini o due donne, e non leggere "favole gay", come le definisce, pare, il democraticamente eletto sindaco della città di Marco Polo. Lo dico con un pizzico di ironia, ma anche con tutta la consapevoleza di chi sa che far eco a scemenze significa ingigantirne la portata. E fare più danni della stessa scemenza. A volte il silenzio e il lasciar perdere sono la soluzione migliore.

Poi ho pensato che era il caso che dicessi anch'io la mia, visto che di "leggere o non leggere" tratta la mia piccola rubrica e che di danni non dovrei farne.

E la prima cosa che dico è che non sono d'accordo col sindaco Brugnaro che ha tolto, con una decisione politica, questi piccoli libri sulle famiglie omogenitoriali o sul bullismo praticato sui "diversi" dalle biblioteche dei nidi e delle scuole materne. Aggiungo quindi che ha fatto bene l'associazione professionale dei bibliotecari, AIB, a protestare contro la decisione del sindaco e a parlare di CENSURA, una censura che non trova alcuna vera giustificazione culturale, ma affonda le sue radici nel pregiudizio e in un posizionamento politico non condivisibile (anche se legittimo e democratico, ma che è anche antimoderno e poco degno di una città come Venezia, dove gli orizzonti culturali di solito sono ampi).

La seconda osservazione però è a favore del sindaco, perché, bontà sua, ha deciso di non togliere i libri "gender" degli scaffali delle biblioteche comunali (sezioni ragazzi incluse, credo). Li', nelle biblioteche comunali della Serenissima, i libri "gender" per bambini possono rimanerci ed essere presi in prestito dalle mamme e dai babbi. Insomma niente libri messi al rogo o all'indice, ma solo nascosti ai più piccoli e solo tolti dalle biblioteche scolastiche.

Buffo questo paese, perché una censura di questo tipo in alcune aree del Sud non avrebbe mai potuto aver luogo. Ma non perché in queste aree certi sindaci siano meno conservatori in fatto di famiglie omogenitoriali o di tolleranza verso le diversità. La verità è che in queste regioni ci sono meno asili nido e meno scuole materne. Ma soprattutto non ci sono biblioteche scolastiche negli asili e nelle materne e se ci fossero figuriamoci se troverebbero i soldi per comprare i libri e anche se trovassero qualche spicciolo figuriamoci se comprerebbero libri "gender".

L'unico lato positivo che vedo in questa storia è che ci sono ancora libri e autori, seri e stimati da molte persone (come Altan o Leo Lionni), che vengono considerati pericolosi. Libri da non far leggere ai bambini e ai ragazzi, se non alla presenza dei genitori. Libri che vanno maneggiati con cura, perchè potrebbero provocare corti circuiti nella mente dei ragazzi. Devo dire che trovo vitale che ci siano ancora libri che mettono paura, mentre leggo la scelta del doge veneziano, come uno dei tanti segnali di decadenza della città.

Spero solo che questa favola lagunare, che è maledettanente vera, invogli qualche genitore a saperne di più e, se dio vorrà, a leggere ai suoi figli e alle sue figlie storie di bambini e di animali "diversi". Queste letture potrebbero far bene sia ai piccini che ai grandi, i quali, mentre leggono per i piccini, potrebbero perfino pensare che nelle famiglie omogenitoriali si possano vivere vite più serene di quelle che vivono certi bambini che abitano in famiglie tradizionali e apparentemente normali. Che sia questo lo spaventoso mesaggio che si nasconde nei testi di Altan e Lionni censurati dal serenissimo doge? 

Roberto Cerri

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