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giovedì 23 gennaio 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Il bel gioco dura poco, marcondirondà

di Adolfo Santoro - sabato 07 dicembre 2024 ore 08:00

Nella vita ci sono due tipi di giochi: i giochi d’immaginazione, propri dei bambini piccoli, ed i giochi di competizione, propri soprattutto dai cinque anni in poi. Nel gioco d’immaginazione non viene distrutto niente, non ci sono nemici, e, se ci sono, durano poco perché sono semplicemente conclusi dalla risata; subentra subito un altro gioco, il Gioco della Vita, che è senza fine perché, semplicemente, l’immaginazione e la vita sono senza fine. Nel gioco di competizione ci sono le squadre, le coalizioni segrete e gli alleati dichiarati, le regole e la loro violazione, la vittoria o la sconfitta, l’anticipazione della mossa del nemico, l’escalation per la vittoria, l’annientamento del nemico o il gioco senza fine della guerra di posizione, in cui si gioca un solo gioco, eccitato, infelice, feroce e noioso.

Una crescita sana implicherebbe che la maturazione adolescenziale porti all’annoiarsi del gioco di competizione e al ritorno al gioco di immaginazione, che permette il gioco adulto: il gioco di condivisione. Nella modalità organizzativa del mondo contemporaneo il gioco di condivisione è scadente, perché quello che è attualmente il mondo condiviso si basa sulla paura adolescenziale di perdere. Ne consegue che chi è più bullo si sente più furbo, così come chi è più ricco si sente più furbo del povero, chi ha più armi più furbo del nemico, chi ha più tecnologia più furbo di chi non ha il progresso. Chi ha le leve del potere gioca dunque a fare la guerra ai nemici e la minaccia delle armi nucleari e il riscaldamento globale sono le uniche leve che possono por limite a questo gioco perverso.

Sarebbe perciò auspicabile che ognuno facesse i conti con se stesso, rientrasse nella propria nicchia ecologica e tornasse a giocare ai giochi d’immaginazione. Ed invece …

LA GUERRA MONDIALE A PEZZI AGGIUNGE, UN PEZZO DOPO L’ALTRO, DISPERAZIONE E MORTE OVUNQUE

La setta sciita siriana alawita, alleata di Russia, Iran e Cina, ha come nemici Usa, Turchia, Israele, i regimi sunniti d’Arabia e, ohibò, gli jihadisti sunniti di al Qaeda e Isis. Ma i Curdi, che sono sunniti, hanno un esercito alleato con gli Usa, ma sono coalizzati con la Siria contro la Turchia. La Turchia, triplo ohibò, appoggia i jihadisti e l’Isis anti-Siria, vuole restare nella Nato, ma punta ad entrare nei Brics di Russia e Cina. La Russia mantiene ottimi rapporti con Israele, che punta ad isolare l’Iran, alleato con la Russia, e punta alla Grande Israele, che è il cinquantunesimo stato degli USA. L’Ucraina sosterrebbe con i suoi 007 i jihadisti in funzione anti-russa. Ci sono poi i possibili conflitti interni al Libano tra il Partito di Allah e gli altri libanesi.

I nemici ei miei nemici sono miei amici, insomma!

A CIO’ SI AGGIUNGA LA GUERRA IN UCRAINA

La valvassina Comunità Europea, sottoposta alla Gran Bretagna (vassalla degli USA), si è frantumata: gli Stati baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), la Finlandia, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca (che contendono alla Russia i mari artici, ricchi di petrolio) e la Polonia (alcuni di questi Stati si professavano liberali, democratici e pacifisti) sono quelli che tirano la volata per la vittoria; altri Stati dell’ex-URSS sono diventati pro-Russia o lo diventeranno, prima o poi, grazie al fatto che la Comunità Europea, in caduta libera da un punto di vista economico, sta perdendo attrazione, mentre, in libere elezioni, tendono a vincere i partiti nazionalisti sul modello della democratura russa. Ma anche nell’Europa occidentale (Germania in testa) tendono ad affermarsi le destre favorevoli all’evoluzione in democratura xenofoba.

Eppure la von der Leyen sembra non accorgersi di tutto ciò! Nel testo finale dello scorso luglio, i leader del G7 avevano ribadito il loro impegno nel far rispettare il diritto internazionale (lo stesso che non obbliga Netanhyau), che impone alla Russia perdente di risarcire i danni inflitti all’Ucraina. Questa posizione era stata anticipata durante il meeting all’Aia, dove è stato istituito il Registro dei danni causati dall’invasione russa, consentendo alle vittime di presentare richieste di risarcimento per danni materiali e umani. Secondo stime della Banca Mondiale, i danni economici e umanitari provocati durante la guerra in Ucraina superano i 486 miliardi di dollari. La cifra include non solo danni diretti come la distruzione di infrastrutture e le perdite umane, ma anche i gravi impatti socio-economici a lungo termine sulla popolazione ucraina. La nostra Presidente già da tempo ha messo le mani avanti sul gruzzolo rivendicando la sua fascinazione sull’adolescente Zelensky.

Ma si sono fatti i conti senza l’oste Putin, che ha dato un’accelerazione ai ritmi bellici della Russia! Ma si sono fatti i conti senza l’oste Trump! Chi pagherà i danni se la Russia vince o se si arriva a una soluzione coreana dell’Ucraina divisa in due o tre? Certamente i nazionalismi di un’Europa frantumata e povera obbligheranno le singole Nazioni a salvare quello che c’è di salvabile della propria economia, a parte gli ingenti investimenti sulle armi. L’Ucraina russa sarebbe salvata dalla Russia … chi ricostruirebbe il resto dell’Ucraina, che, oltre tutto, è ancora armata fino ai denti?

Le scelte belliciste della von der Leyen e dei suoi accoliti stanno infatti distruggendo economicamente l’Europa e politicamente la stessa Comunità europea che rischia la frammentazione in tante fazioni, ognuna delle quali si rifugerà sotto gli scomodi ombrelli della Nato o dei Brics oppure, magari, se ne starà per fatti suoi.

A CIO’ SI AGGIUNGANO I CONFLITTI NELL’OCEANO PACIFICO

Il possesso delle isole del Pacifico era stata già preconizzata dalla Germania del Kaiser, si era rafforzata nella seconda guerra mondiale nel confronto tra Giappone ed Usa e rientra ora al centro della scacchiera mondiale, mentre le isole del Pacifico tendono ad essere inghiottite dalle acque dell’Oceano a causa dell’innalzamento delle acque dovuto al cambiamento climatico!

La guerra dei porti nell’Indo Pacifico si è delineata fin dal 2023: due coalizioni tese a sfruttare l’economia del petrolio si fronteggiano: Cina, Pakistan e Myanmar contro India e USA (che sono entrate insieme nell’economia dello Sri Lanka). Paradossalmente l’India, contro il parere degli USA, ha chiesto la possibilità di usare Chabahar, un porto dell’Iran che è anche lo sbocco sul mare più conveniente per L’Afghanistan (talebani, un tempo alleati con i pakistani, stanno cambiando casacca). Il Myanmar, d’altra parte, dopo essersi appoggiato a Russia e Cina, ha ceduto un suo porto strategico all’India, mentre sta costruendo per la Cina un altro porto poco distante. L’ingerenza della Russia nella regione è, per altro, mal vista dalla Cina.

C’è poi la strategia cinese in Perù, dove la Cina ha inaugurato lo scorso mese un nuovo porto strategico allo scopo di sfruttare le miniere metallifere peruviane e consolidare la sua presenza in America latina, contrastato dall’Argentina di Milei. Questo porto, oltre a consolidare la presenza cinese in America latina, serve anche ad aggirare le misure d’isolamento dell’economia cinese annunciate da Trump: le merci potranno essere triangolate attraverso Giappone, Corea del Sud e paesi del Sud-est asiatico prima del transito per questo porto. Il Mar Cinese Meridionale è infatti un passaggio strategico per molte delle rotte che coinvolgono l’Oceano Pacifico: il 40% delle esportazioni di Pechino transitano per queste acque, dove si trova una serie di arcipelaghi, per lo più disabitati, ma il cui controllo diventa strategico, anche per la presenza di giacimenti di petrolio e gas naturali sui fondali. La Repubblica Popolare Cinese rivendica (nonostante il diverso parere di Vietnam, Malaysia, Taiwan e Filippine) queste acque e, da circa dieci anni ha iniziato la costruzione artificiale di isole che vengono progressivamente militarizzate. Ne è seguita l’ostilità tra Cina e Filippine, che si sono riavvicinate agli Usa, che, a sua volta, rivendica la libera circolazione delle navi nel Pacifico, cioè il proprio strapotere marittimo. Taiwan è la principale isola contesa ed in questa tensione complessiva si è inserito lo sfiorato golpe del presidente della Corea del Sud, che, dopo aver tentato di imporre la legge marziale, ha poi receduto per il voto contrario del Parlamento.

A CIO’ SI AGGIUNGANO I CONFLITTI MENO NOTI

In questi conflitti il gioco delle grandi potenze diventa spesso più intricato per l’intrecciarsi con interessi locali. In Africa ci sono conflitti in Camerun, Ciad, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sahara Occidentale, Somalia, Sudan del Sud, ma anche in Algeria, Burkina Faso, Burundi, Costa d’Avorio, Etiopia, Guinea Bissau, Uganda e Zimbabwe. Nelle Americhe ci sono conflitti in Colombia, Haiti e Venezuela. In Asia ci sono conflitti in Afghanistan, Cina-Tibet, Filippine, Iraq, Kashmir, Kurdistan, Myanmar, Nagorno-Karabakh, Pakistan Pashtun, Yemen-Arabia Saudita, ma anche in Cina-Xinjiang, Hong Kong, India, Iran e Thailandia. In Europa in Cecenia, Cipro, Georgia, Kosovo.

MA TUTTI QUESTI STATI NON CONOSCONO L’ARMA SEGRETA ITALIOTA

È lo sguardo lungo e fascinoso della nostra Presidente, che ha già vittimizzato gli adolescenti Zelensky e Musk e che si appresta a fare lo stesso con Donald. Altro che l’insipida von der Leyen, buona solo per gli apprezzamenti del defunto Silvio. La nostra Presidente-matriarca si sta allenando con un nickname a competere di notte col burraco, forse per contrastare Putin, che si allena a scacchi. Come i genitori sanno gli adolescenti giocano col telefonino di notte rinunciando al ristoro del sonno profondo. Certo! Nel lungo periodo rischiano l’indementimento e la morte precoce, ma vuoi mettere l’eccitamento aggressivo del breve periodo, magari sostenuto dagli inni patriottici e da un po’ di cocaina! Di giorno ne usciranno iniziative improvvide (il blocco navale, l’ospitalità in Albania) e il negazionismo dello sfacelo economico e civile! Ma la Nazione sarà contagiata dal suo inguaribile ottimismo! Anche perché non conoscono l’altra arma segreta italiota, paventata dal giornalista Aldo Cazzullo (onomatopicamente affine al paraculetto Salvini): Mario Draghi (sì, quello dell’appello alla Nazione Volete la pace o il condizionatore?), l’unico in grado di salvare l’Europa dalla politica economica di Trump!

Intanto il bambino, che in tutti noi sta aspettando di poter immaginare la vita, canta con Fabrizio De André

Se verrà la guerra, Marcondiro'ndero, se verrà la guerra, Marcondiro'ndà,

sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera, sul mare e sulla terra chi ci salverà? …

La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero, la bomba è già caduta, chi la prenderà?

La prenderanno tutti, Marcondiro'ndera, sian belli o siano brutti, Marcondiro'ndà!

Sian grandi o sian piccini li distruggerà, sian furbi o sian cretini li fulminerà …

La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera, la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?

Ci penseranno gli uomini, le bestie, i fiori, i boschi e le stagioni con i mille colori.

Di gente, bestie e fiori no, non ce n’è più, viventi siam rimasti noi e nulla più.

La terra è tutta nostra, Marcondirondera, ne faremo una gran giostra, Marcondirondà.

Abbiam tutta la terra, Marcondirondera, giocheremo a far la guerra, Marcondirondà

La guerra è una gran giostra, Marcondirondera, la faremo tutta nostra, Marcondirondà

Abbiam tutta la guerra, Marcondirondera, giocheremo a far la terra, Marcondirondà

Abbiam la terra nostra, Marcondirondera, per far la guerra giostra, Marcondirondà

Abbiam la terra nostra, Marcondirondera

Adolfo Santoro

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