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Attualità mercoledì 08 marzo 2017 ore 17:18

Un museobus per rivivere la scuola del 1800

Foto di: foto di Valentina Chiancianesi

La scuola dell’800, perfettamente ricostruita all’interno di un autobus, è arrivata a Sinalunga per far rivivere agli studenti la scuola di quei tempi



SINALUNGA — Calamaio con inchiostro di china, pallottolieri, vecchi sillabari, pagelle di un tempo, vecchi quaderni, inginocchiatoio e verga per le punizioni, vecchi banchi così stretti da non permettere nessun movimento, una cattedra rialzata per sottolineare la superiorità della maestra nei confronti degli alunni, una scuola del 1800 in piena regola fedelmente ricostruita, con arredi dell’epoca, all’interno di un autobus snodato lungo 18 metri che gira l’Italia.

Un’esperienza unica nel suo genere nata dalla mente di Patrizio Merelli di Colmurano, piccolo paese delle Marche, e sua moglie, entrambi con la passione dei libri scolastici antichi. In circa 20 anni, Patrizio e la moglie hanno collezionato tantissimi documenti, tra materiali scolastici, quaderni, libri e pagelle tutti dal 1800 al 1899 e provenienti da tutta Italia. Vista la quantità di materiale raccolto, il signor Merelli decise di farne un museo e offrire così la possibilità a tutti di visionare questo materiale, in particolar modo ai bambini di tutta d’Italia per fargli conoscere le differenze tra la scuola di oggi e quella di duecento anni fa. Da qui l’idea di un museo itinerante all'interno di un autobus che potesse raggiungere ogni parte d’Italia ed è quindi dal 2014 che il museobus di Patrizio Merelli ha acceso i motori e sta girando tutto il Paese per far vivere l’esperienza diretta della scuola del 1800 alle giovani generazioni.

Tra la curiosità di grandi e piccoli, la scuola itinerante è arrivata anche a Sinalunga e ad aspettarla c’erano tutte le classi e le docenti della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo J.Lennon. L'arrivo A Sinalunga e la visita al museobus rientra nell’offerta formativa e didattica dell’istituto e per i giovani studenti è stato come fare un vero e proprio viaggio nel tempo in una scuola che solo in apparenza è così lontana da noi.

Dopo la spiegazione della responsabile del museo, gli studenti hanno avuto l’esperienza diretta di scrivere con un vecchio pennino intinto nel calamaio con tanto di inchiostro ‘nero di china’ il cui odore di noci marcite ha fatto balzare la mente indietro nel tempo.

Anche in Italia, nell’800, nacquero le prime scuole pubbliche elementari, ma in quel periodo non era uso far studiare i bambini perché servivano per i lavori nei campi o in casa, e proprio per questo motivo il numero di coloro che non potevano frequentare la scuola era molto elevato. In seguito, con la legge Coppino, entrata in vigore nel 1877 che stabilì l’obbligo dell’istruzione introducendo una quinta classe, il numero di ragazzi che frequentavano la scuola aumentò e l’analfabetismo diminuì dal 75% del 1861 al 48% nel 1901 e si passò da 1700 a 2700 scuole.

L’edificio scolastico era situato all’interno di case importanti e solitamente aveva due accessi diversi, uno per i bambini e una per le bambine, e in caso di bisogni fisiologici, gli studenti dovevano uscire ed usare le latrine esterne. La scuola dell’800 era fondata sull’ascolto, sull’autorità dell’insegnante e del libro, sul silenzio degli studenti e sull’apprendimento mnemonico. I banchi erano stretti per lasciare il minor spazio possibile al movimento degli alunni; alla parete non potevano mancare assolutamente il crocifisso ed il ritratto del re. Per quanto riguarda le punizioni, invece, il Regolamento scolastico del 15 settembre 1860, il primo dell’Italia unita, ne vietava l’uso: “sono vietate le parole ingiuriose, le percosse, i segni di ignominia, le pene corporali, come inginocchiarsi sui ceci o stare con le braccia aperte”, maanche se vietate, le punizioni continuarono ad essere inflitte sugli studenti fino al secondo dopoguerra.

Sia gli studenti che le insegnanti sono state molto entusiasti dell’esperienza formativa vissuta grazie all’idea e alla passione di Patrizio Merelli. Attraverso questo viaggio, grandi e piccoli, hanno colto il senso dello scorrere del tempo come fonte di cambiamento ed innovazione. In un’epoca dove tutto è virtuale ed immaginario, vedere come andavano a scuola i nostri antenati, significa recuperare la dimensione di una realtà passata, che è sì molto lontana da noi, ma che ci ha insegnato il rispetto, l’educazione, l’interazione e il confronto.


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