Politica mercoledì 15 aprile 2015 ore 09:00
Tre domande a Stefano Scaramelli (PD)
Intervista esclusiva a Scaramelli, sindaco di Chiusi e candidato del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali.
SIENA — Nel corso della visita a Siena del Presidente Enrico Rossi di lunedì 13 aprile, abbiamo avuto modo di incontrare tutti e sei i candidati del Partito Democratico senese alle prossime elezioni regionali del 31 maggio. Abbiamo colto l'occasione per un'intervista esclusiva su alcuni temi strategici quali la sanità, l'agricoltura, lo sviluppo economico e il futuro del nostro territorio
Stefano Scaramelli, nei giorni scorsi ha criticato il PIT e la riforma della sanità, tuttavia è candidato nella lista a sostegno di Enrico Rossi. Se sarà eletto come pensa di trovare il giusto spazio per portare avanti le sue idee?
Essere candidato del Partito Democratico non significa sempre assecondare la linea politica che a volte viene dall'alto, per esempio sul PIT erano state fatte delle scelte sbagliate rispetto alla tutela delle nostre aziende vinicole, ma soprattutto per la nostra campagna che doveva andare verso una prospettiva di sviluppo e non verso un approccio ideologico di immobilismo del nostro paesaggio. Rispetto alla riforma sanitaria è completamente sbagliato il modo in cui è stato selezionato il nuovo direttore generale senza sentire i sindaci, senza condividere queste scelte con il territorio. Noi dobbiamo avere una forza rivendicativa. Chi siederà in Consiglio Regionale a questa tornata deve avere la forza di rivendicare su Siena un segnale di cambiamento che vuol dire anche l'identità di un territorio e difendere gli interessi del nostro territorio. Penso poi alla grande sfida che abbiamo sulle Scotte, i nostri ospedali di Nottola e Campostaggia, ma soprattutto penso a una riforma sanitaria che parte dai nostri cittadini e dalle esigenze del territorio. In questo è fondamentale avere delle direzioni generali che vengono condivise con i territori. Non è una partita di totonomi o di incarichi politici, è una partita nell'ambito della quale un territorio deve condividere le strategie, poi sulle persone si può trovare una sintesi, però non devono più avvenire scelte calate dall'alto. Rispetto alla politica sanitaria bisogna trovare la forza di valorizzare tutti quei medici che quotidianamente fanno un lavoro importante, con sacrificio personale, e che fondamentalmente svolgono la loro professione come una missione, e molte volte non vengono nemmeno considerati. Penso anche alle riforme delle leggi sull'urbanistica, in cui i professionisti devono essere coinvolti. Noi dobbiamo ripartire e riscrivere leggi regionali partendo da chi opera in questi settori, non schiavi dei loro interessi ma ascoltando il territorio. Questa campagna elettorale dovrà servire soprattutto per ascoltare il territorio per ripartire dalle sue istanze e comprendere ciò che è meglio e più giusto per il nostro territorio.
Tre parole chiave per "cambiare verso" alle Terre di Siena?
Per cambiare verso noi dobbiamo creare una nuova politica che porti lavoro, per i nostri giovani e per i ragazzi, per dare opportunità ai giovani di esprimere il loro talento, di restare nelle Terre di Siena. Dobbiamo creare infrastrutture perché dobbiamo essere competitivi e soprattutto dobbiamo portare la politica vicino ai cittadini, far comprendere che la Toscana è un grande valore aggiunto sui temi dell'agricoltura e della caccia, di quelle che sono le politiche agricole di un territorio. Soprattutto la Regione Toscana deve farsi vicina di una politica che può dare grandi investimenti al territorio e noi dobbiamo vincere la sfida come Toscana del Sud delle nostre infrastrutture, vanno adeguate ed essere proiettati sulla Toscana del futuro. Non dobbiamo essere subalterni a nessuno, mi aspetto una stagione di grandi battaglie. Spero che chi con me siederà in Consiglio Regionale possa condividere questo spirito: mai schiavi della direzione Fiorentino-centrica ma molto rivendicativi per le Terre di Siena e per la Valdichiana. La Valdichiana deve giocare una partita importante, ha molte persone che giocano questa partita, se sbagliamo questa non abbiamo più futuro. Noi dobbiamo giocare da protagonisti questa sfida perché oggi, forse, il nostro territorio esprime le nostre migliori possibilità di generare potenzialità. Vedo una Siena in grande difficoltà quindi, personalmente, ambisco a rappresentare la città; ma in generale tutti dobbiamo lottare affinché Siena torni a fare Siena. Quando si parla di Siena a Firenze bisogna che ci portino rispetto. Questo negli ultimi anni non è successo.
Nel libro "L'Italia dei Sindaci" di Marco Giacosa lei ha affermato: "Vorrei violentare la politica senza farmi violentare". Cosa intende per violenza in politica?
Quello che sto facendo adesso. Non faccio accordi con nessuno, dritto per le mie idee, costruisco un gruppo intorno a me. Credo che sia un progetto di cambiamento vero, radicale, senza compromessi, senza scheletri con il passato, ma che abbia la forza di fare in modo che ciascuna persona possa agire, senza che magari per il modo in cui agisce, un domani venga premiato per il fatto che magari non ha fatto una battaglia, perché magari è stato subalterno al potere degli altri. Il mio modo di operare deve essere sempre libero, così come alle persone che sono intorno a me chiedo la massima libertà, massima azione rivendicativa. Va cambiato il sistema politico, a me non piace la gestione politica di come Siena ha gestito questo passaggio, e quindi violentare la politica senza mai diventarne schiavo, nel senso che io non voglio diventare come loro. Non voglio mai diventare una persona che un giorno viene chiamata dall'alto per fare una cosa. Se si deve fare una cosa è perché i cittadini ti danno un'investitura, perché le persone credono nel tuo progetto e non bisogna mai assecondare il potente di turno. Quindi chiedo a tutti i ragazzi e le ragazze di essere tendenzialmente sempre ribelli, un po' con se stessi e un po' con la politica. Questo è l'approccio che piaceva a me da ragazzo e provo a continuare a farlo adesso. Questo il motivo del mio impegno a volte un po' folle in politica, perché non dà mai punti di riferimento; un principio per il quale non vorrei mai cercarmi una partita facile. E spero che tutti i ragazzi che si avvicinano alla politica possano vivere la politica così.
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