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Politica giovedì 07 maggio 2015 ore 12:28

SI-Toscana interviene sul reddito minimo

Reddito minimo di cittadinanza: “Uno slogan elettorale o una opportunità di inclusione sociale?” a chiederselo la candidata per Si-toscana a Sinistra



SIENA — “Affinché il reddito minimo non sia uno slogan da campagna elettorale è necessaria una profonda riflessione sul nostro sistema di welfare”- Serena Cesarini Sforza candidata al consiglio della Regione Toscana con la lista "Sì - Toscana a Sinistra" sul reddito minimo di cittadinanza

“A quanto pare i nostri politici locali, dopo anni di silenzio in quanto la povertà non solo non porta voti, ma è un tema scomodo, quasi da nascondere, si sono improvvisamente svegliati e tutti rivendicano la necessità di approvare quanto prima una legge regionale in materia.

Il sistema Italia è caratterizzato dalla storica mancanza di una strategia quadro organica per combattere la povertà. Questo deficit appare oggi ancora più gravoso, specialmente nei confronti del drammatico aumento del disagio economico, dovuto alla crisi economica-finanziaria in corso, che rende ancora più vistosa l’assenza di uno schema nazionale di Reddito Minimo.

Inoltre, la riforma del Titolo V nel 2001 ha significato la differenziazione tra le leggi regionali e le conseguenti misure di politiche sociali nelle 20 regioni italiane. Alcune di esse hanno legiferato sul reddito minimo, altre no, confermando la disomogeneità delle prestazioni tra regione e regione e la disuguaglianza nell’accesso a beni e servizi da parte dei cittadini.

La Regione Toscana si è adeguata a questo trend nazionale proponendo una frammentazione degli interventi a fronte di un vero e proprio programma di lotta alla povertà.

La mancanza di una strategia in grado di proteggere le persone a rischio povertà, l’emergenza legata ad un evidente aumento di fenomeni di esclusione sociale (aumento del 7.5 precento delle persone in povertà – dossier 2013 sulle povertà in Toscana – Caritas) sono oggi sotto gli occhi di tutti ed ancora più amplificati dal fatto che non sono state realizzate misure di sostegno al reddito in grado di contrastare quelle che vengono definite nuove povertà emergenti.

La definizione di uno strumento di reddito minimo comporta scelte politiche precise e disegni di intervento che non si esauriscono con l’individuazione del beneficiario.

Occorre infatti individuare le misure di contrasto all’esclusione sociale che integrano la dimensione passiva del “ricevere denaro” con quella attiva, legata alla fornitura di servizi e centrata sull’individuo. Se il “ricevere denaro” può garantire risorse minime di sopravvivenza, gli interventi finalizzati all’attivazione del beneficiario hanno l’obiettivo di ridurre il rischio della dipendenza dall’assistenza.

A fronte di queste considerazioni, abbiamo identificato alcune linee guida per la determinazione tempestiva di uno strumento di reddito minimo efficace ed equo: Non contrapporre l’integrazione sociale all’integrazione lavorativa, considerare i due diritti, lavoro e reddito minimo, connessi ma non dipendenti, costruire un sistema sinergico tra tutti gli assessorati regionali affinché tutti siano coinvolti nelle scelte politiche di inclusione sociale, legare il reddito minimo all’individuazione di un progetto di integrazione sociale individuale condiviso con il beneficiario, elevare le competenze degli operatore e affidare un peso rilevante alle azioni di monitoraggio e valutazione delle misure e dei programmi realizzati".


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