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Attualità martedì 25 ottobre 2016 ore 15:02

In piazza per difendere dignità, qualità e reddito

Celebrato il funerale del grano italiano a inscenarlo oltre 500 agricoltori di Cia e Confagricoltura in segno di protesta contro la crisi del prodotto



SINALUNGA — "Non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato 180 euro dal consumatore e un quintale di grano duro pagato 18 euro al produttore agricolo" - spiegano gli organizzatori che lamentano un prezzo inadeguato ai coltivatori.

“Il nostro grano di qualità non si vende, il prezzo proposto dalla domanda del mercato è inaccettabile. Questo anche perché siamo sommersi da grani esteri, tutt’altro che sicuri dal punto di vista salutistico, che falsano il mercato, non rispettando i veti previsti dall’Italia nella fase dei processi produttivi. Il grano italiano sta morendo, per mano di chi mette i nostri produttori in una condizione di debolezza contrattuale» - è quanto afferma il presidente della Cia Siena Luca Marcucci.

I numeri Istat e di Confagricoltura restituiscono una realtà spiega come fronte di una produzione nazionale di 4 milioni di tonnellate di grano duro, gli italiani ne consumano 3 tonnellate e le importazioni sono di 2,5 milioni. Invece le esportazioni, di granella e prodotti trasformati come la pasta, ammontano a 3,5 milioni di tonnellate. Altro discorso per il grano tenero, l’Italia ne consuma 7,3 milioni di tonnellate e la produzione è di 3 milioni. 4,5 milioni di tonnellate importate contro l'export di appena 200mila tonnellate.

“Le produzioni nazionali di grano duro hanno superato i 5 milioni di tonnellate, che non hanno impedito di effettuare, comunque, inopportune importazioni a solo scopo speculativo – prosegue la Cia - Le quotazioni di mercato sono ancora ben al di sotto dei 20 euro al quintale, le stesse produzioni biologiche non riescono a superare i 25 euro di valore. Prezzi ben al di sotto dei costi di produzione senza portare nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e della pasta restano stabili se non in aumento”.

“Si sta assistendo a comportamenti di vero e proprio sfruttamento - ha aggiunto il direttore Cia Siena Roberto Bartolini - Oggi il raccolto di 6 ettari seminati a grano basta appena per pagare i contributi di una famiglia media agricola. Gli agricoltori sono costretti a competere con importazioni ‘spregiudicate’ dall’estero da parte di operatori commerciali che stanno svuotando le scorte in condizioni di vendita sottocosto".

Alla manifestazione erano presenti anche alcuni militati di Casaggì per far sentire la loro vicinanza agli agricoltori. “Noi crediamo che su battaglie come questa si debbano superare gli steccati dettati dalla politica. La nostra presenza è stata assolutamente propositiva e questo è stato apprezzato dai tanti agricoltori presenti. La terra è da sempre uno dei settori trainanti della nostra economia nazionale e vogliamo che continui ad esserlo. La qualità e la biodiversità che tutti ci invidiano va difesa contro gli attacchi esteri.” – è il commento dei militanti alla manifestazione


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