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Attualità lunedì 06 aprile 2015 ore 16:25

Riscoperta la processione più antica della Toscana

Molta partecipazione ai riti pasquali, segno di una tradizione che si rinnova ogni anno. Il sindaco Fabbrizzi:"Da noi una qualità della vita elevata".



RADICOFANI — Quest'anno i riti della Settimana Santa sono stati seguiti da un numero di persone mai visto. Caratterizzata da pie pratiche, liturgie e processioni che ci riportano in un mondo nel quale la fede permeava tutti gli ambiti della vita dei singoli e delle famiglie, a Radicofani si è svolto anche un altro “rito”, laico e contemporaneo, organizzato dal Grande Oriente d’Italia, giovedì scorso: un incontro aperto al pubblico, al teatro comunale Costantini, durante il quale si è parlato di un’altra faccia delle tradizioni cristiane, quella degli ordini religiosi cavallereschi medievali, ben presenti anche in Val d’Orcia. 

“Radicofani ha ospitato una settimana intensa – osserva il sindaco Francesco Fabbrizzi – carica di significati e di valori. Il segno di una realtà unica, che vive di solidarietà e di rapporti umani, di tradizioni e di partecipazione. Sono questi i veri elementi per giudicare il benessere di un luogo, la qualità della vita di chi ci vive”.

Tra gli eventi dei giorni scorsi spicca la processione del Venerdì santo che, secondo uno dei più autorevoli siti turistici mondiali, si trova al settimo posto tra quelle più belle d’Italia, rappresentando tra l’altro la pratica più antica dell’intera Toscana. Ogni volta richiama una grande attenzione, anche da parte delle tv nazionali. 

I protagonisti di queste pratiche pie sono le confraternite, che hanno il compito di organizzare e svolgere rituali unici nel loro genere. Tutto inizia la Domenica delle Palme con la messa e la benedizione dei ramoscelli d’ulivo, e continua con preghiere, e processioni. Ma è durante il triduo pasquale che, questo suggestivo borgo medievale, ospita uno dei migliori cortei sacri del nostro Paese. Il pomeriggio del Venerdì santo, nella chiesa di Sant’Agata, è stato caratterizzato dalle “tre ore di agonia di Gesù”, una pia pratica introdotta dai Gesuiti e caratterizzata da meditazioni, canti corali e letture sulle sette parole che Gesù disse dalla croce. I confratelli hanno chiesto perdono per i loro peccati di fronte a una ricostruzione del Calvario unica.

Nella chiesa di San Pietro è stata celebrata la messa con la lettura della Passione, lo scoprimento e il bacio della croce da parte dei fedeli. Poi è partito il lunghissimo corteo sacro, accompagnato dalla banda musicale. Le vie del centro sono state illuminate solo dal fuoco delle torce. Gli scalzi incappucciati hanno portato la croce e i lampioni, le confraternite i propri stendardi, la statua di Gesù morto e della Maria addolorata. Il parroco e tutta la popolazione hanno pregato e recitato le stazioni della Via crucis. La processione è terminata nella chiesa di Sant’Agata dove, davanti al Calvario illuminato, i membri delle confraternite hanno compiuto a turno l’adorazione alla statua di Gesù morto, mentre il coro intonava il Miserere.


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