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Attualità giovedì 17 dicembre 2020 ore 19:39

L'edificio della "discordia" infiamma il Monte

Botta e risposta tra i consiglieri di opposizione e il sindaco Scarpellini sulla vicenda dell'acquisto di un immobile e il diritto di prelazione



MONTE SAN SAVINO — Botta e risposta al Monte. Ad aprire la querelle sono gli esponenti del gruppo consiliare di minoranza 52048-Orizzonti Comuni, Gianni Bennati e Alessandra Cheli che chiedono le dimissioni del sindaco Margherita Scarpellini.
Il motivo del contendere ruota attorno alla vicenda dell’acquisto di un immobile nel centro storico, sotto le Logge dei Mercanti, da parte di un imprenditore “intenzionato ad avviare un’attività commerciale”.
Secondo la nota dei consiglieri di opposizione, su questo immobile il Comune ha esercitato il diritto di prelazione portando la questione in consiglio comunale, il 30 novembre scorso. “In sede consiliare avevamo sottolineato che erano già scaduti i termini per esercitare la prelazione, allegando il parere del notaio rogante e chiedendo al sindaco di non dare seguito alla procedura, perché se il Consiglio Comunale avesse approvato la delibera, le conseguenze sarebbero state penalizzanti per il nostro Comune”.

Bennati e Cheli puntano l’indice contro l’approvazione da parte della maggioranza della “delibera per esercitare il diritto di prelazione nelle seduta dello scorso 10 dicembre, nonostante la nostra ferma opposizione”. Il giorno dopo – scrivono i consiglieri di minoranza nella nota – “il ministero dei Beni Culturali notificava al sindaco un parere vincolante in cui intimava di interrompere ogni procedura di prelazione in quanto i termini erano già scaduti alla data del 10 novembre, non dicembre, come ha sempre sostenuto il nostro gruppo consiliare. Il ministero, quindi, affermava quanto avevamo ribadito fin dall’inizio ma che malgrado  due consigli comunali non era stato preso in considerazione”.

Netta la replica del sindaco Scarpellini: “Respingo con forza ogni accusa indebitamente rivolta. L'azione mia, della giunta e del gruppo consiliare di maggioranza è stata esercitata in modo conforme a quanto comunicatoci dalla Soprintendenza che in data 26 novembre ci aveva informato dell'esistenza della possibilità per il Comune di Monte San Savino di far valere il diritto di prelazione sull'immobile, entro il termine che veniva fissato all'11 dicembre successivo”.

Il primo cittadino argomenta: “Risultando quindi questo diritto ancora esercitabile, abbiamo valutato l'opportunità di acquisire uno spazio che, per la sua collocazione e il suo valore storico e architettonico, sarebbe potuto essere di notevole utilità pubblica. Per questo abbiamo predisposto gli atti in modo da approvare la necessaria delibera nel consiglio comunale del 30 novembre, ampiamente nei termini comunicati dalla Soprintendenza”.
Alle critiche di Bennati e Cheli, il sindaco risponde sottolineando che "non era nostro compito sindacare su quanto comunicatoci da un organo che è istituzionale, sul cui operato non siamo chiamati a verificare profili di legittimità, né la correttezza dei procedimenti amministrativi. Ci siamo limitati a prendere atto dell'istruttoria di un ente terzo. Nonostante questo, appena ricevuta la comunicazione dal privato col parere del notaio rogante in cui si sosteneva che i termini per l'esercizio della prelazione erano già scaduti, abbiamo sospeso il punto rinviandolo a una successiva seduta, richiedendo anche il parere di un legale”. 

Questione “messa all'ordine del giorno della seduta del 10 dicembre, per rimanere nei tempi comunicatici dalla Soprintendenza. Il giorno successivo all'approvazione della delibera ci è poi giunta una comunicazione dal ministero che, potendo entrare nel merito dell’istruttoria compiuta dalla Soprintendenza e sconfessandola radicalmente, ci informava che i termini erano in realtà scaduti già da ottobre. A quel punto non si è potuto far altro che prendere atto della cosa, comunicando ai diretti interessati che la delibera approvata il giorno prima dal Consiglio Comunale non aveva più effetto”. 

Scarpellini ribadisce la correttezza dell’operato dell’amministrazione comunale “nel solo interesse pubblico, fondandoci sulle comunicazioni ufficiali ricevute dagli organi competenti. Facendo diversamente, seguendo le sollecitazioni del gruppo 52048, avremmo rinunciato a valutare l'opportunità di esercitare un diritto che per quelle che erano le comunicazioni ufficiali in nostro possesso risultava ancora sussistente. In quel modo avremmo commesso una grave omissione ai nostri doveri di amministratori”. Querelle chiusa? Chissà.


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