A proposito della scissione del PD
di Tito Barbini - venerdì 24 febbraio 2017 ore 10:27
Seguo con amarezza e disagio le vicende che attraversano il Partito Democratico e mi rendo conto che, dopo 50 anni di militanza, rischio di non avere più la mia casa.
Mi prende una profonda tristezza per come ci siamo ridotti. Per come la logica del “o stai con me o stai contro di me” ci ha ridotti. O meglio per come abbia ridotto molti di noi, che non si sono accorti di quante tossine siano state iniettate nel corpo della sinistra negli ultimi anni. Quante ferite, quante spaccature, quante delusioni.
Per carità, anche la minoranza del PD è criticabile. Ma nelle parole di Renzi non c’è traccia di un’analisi critica per capire cosa è accaduto in questi tre anni. Per vedere insieme le ragioni per cui una parte grande del nostro popolo ci ha lasciato. E da parte dei suoi sostenitori C’è solo l’anatema e quel tono da scomunica dal sapore ironico e sarcastico contro chi osa contraddire la legge del Capo ed è colpevole solo perché non sostiene con passione e riconoscenza l’azione del Segretario. Nell’assistere al dibattito interno al PD le idee mi si confondono sempre, non credo ai miei occhi e alle mie orecchie e capisco che ormai siamo due partiti diversi. Non ci ascoltiamo più. Vengo da un’altra storia e sarà per questo che ho imparato a ragionare ascoltando gli altri e non ho mai pensato di avere la verità rivelata in tasca che invece avevano e hanno di solito gli estremisti.
Questo PD di Renzi non mi parla più ma le alternative mi rendono incerto e confuso.
Non voglio tornare a un partito nostalgico composto da reduci nobilissimi che ancora guardano al "sole dell'avvenire". Ho militato tutta la vita nel campo del socialismo. Ma sento da tempo che il mio tradizionale schema interpretativo della storia è obsoleto. Sento il bisogno di un nuovo pensiero politico.
Se una nuova sinistra non trova lo strumento per una operazione del genere , essa non va lontano.
Il Partito Democratico era nato per dar vita a una grande sinistra plurale , che comprendeva al suo interno le diverse culture dei riformisti e dei progressisti, protagonista nella famiglia socialista europea della costruzione di una Europa unita. Questo disegno è venuto meno. C’era la possibilità, dopo la sconfitta del Referendum, di andare a un congresso aperto e democratico nei tempi necessari sostenendo il governo senza se e senza ma fino alla scadenza naturale e invece si è scelto con arroganza di andare incontro a una conta con una “gazebata” senza regole e senza programmi. Ecco perché la responsabilità della scissione è quasi per intero di Matteo Renzi che ha chiuso ogni porta alle istanze sacrosante della minoranza.
Che fare? Vediamo nei prossimi giorni e settimane.
Certo sono molto interessato a una sinistra plurale che guardi ad un nuovo Centro Sinistra aperto e inclusivo che metta al suo centro i diritti delle persone e la lotta alle disuguaglianze.
Ho messo qui queste riflessioni solo per dire che non dobbiamo guardare a nostalgie passate ma con la consapevolezza che, se un altro futuro è possibile, le radici stanno anche nella nostra storia.
Tito Barbini