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Attualità sabato 23 gennaio 2021 ore 09:10

Fine restauro a S. Francesco, ecco le prime foto

Ieri sono terminati i lavori nella chiesa e la Soprintendenza ha dato l'ok. Il sindaco Casini: "Presto l'inaugurazione, anche se ristretta"



LUCIGNANO — Sono terminati ieri i lavori di restauro degli affeschi nella parete del transetto a sinistra della Chiesa di San Francesco a Lucignano. 

Ultimi ritocchi effettuati e la Soprintendenza, nella stessa giornata, ha dato il suo ok. Il restauro ha preso il via lo scorso settembre ed è stato realizzato dallo Studio Tre di Arezzo con la professionalità di Tiziana Conti e Tommaso Sensini, che avevano già affrontato la prima fase del cantiere nel 2013.

"Sono felice che sia ridata luce a quella parete - commenta il sindaco Roberta Casini - perchè a maggior ragione in un periodo così buio e difficile, sembra essere di buon auspicio. Ringrazio lo Studio Tre per la disponibilità e l'attenzione dimostrata; grazie anche all'Ufficio Tecnico del nostro Comune e a quello del Gal, che ci ha affiancato nella parte burocratica. Ci auguriamo, tra qualche settimana, di poter inaugurare questo restauro, anche in modo ristretto, invitando la Pro Loco e i volontari che da tempo tengono aperta la Chiesa".

La storia del restauro è raccontata proprio dallo Studio Tre:

"Nel 2020 il comune di Lucignano ha ottenuto un finanziamento che ha consentito la conclusione dei lavori (la prima fase è stata realizzata nel 2013, ndr) e in particolare la fase di ripresentazione estetica. L'intervento è consistito soprattutto nel recuperare ogni elemento del disegno e della cromia superstite e consentire una lettura d'insieme, poiché lo stato in cui versava, ha mostrato la perdita delle ricche e preziose finiture fatte con inserimenti di foglia metallica e doratura delle aureole e delle raffinate decorazioni nel trono, colonne e abiti degli angeli di cui si individuano solo tracce quasi impercettibili. Anche il manto della Madonna, i cieli e altri particolari, realizzati in azzurrite sono pressoché completamente perduti e mostrano oggi il rosso cupo della preparazione. Il lavoro, iniziato in agosto 2020 è stato completato nel gennaio 2021 e chiusi ufficialmente il 22 dello stesso mese. Il ciclo, la cui paternità è oggetto di studio, ma i cui tratti pittorici rimandano a un ambito senese e a un epoca a metà del trecento, realizzato forse da più di un artista e di notevole qualità pittorica, è diviso in tre registri.

 Il primo, più in alto, raffigura S. Francesco che riceve le stimmate, inserita in un contesto montuoso che rimanda al sacro monte della Verna, il Santo è raffigurato inginocchiato tra boschi e animali, il volto del S. Leone, che secondo la Leggenda maggiore assistette alla scena, è posto al centro, ai lati un romitorio e un santuario. Questa rappresentazione dell'evento è quella proposta da Giotto nella basilica di Assisi e ha rappresentato il modello per diversi pittori nei secoli successivi.

Il registro centrale, lacunoso proprio nella figura della Vergine, la raffigura in trono, con angeli e santi ai lati e una figura in armatura in ginocchio. All'estremità sinistra si scorge quanto resta di S. Cristoforo col Gesù bambino sulle spalle mentre nella scena a destra si riconosce quella che era la rappresentazione di S. Giorgio che sconfigge il drago dove restano a vista l'imponente cavallo e il fantasioso drago raffigurato come da iconografia diffusa.

Il registro più in basso che raffigurava l'Adorazione dei Magi, con la natività sotto alla capanna all'estremità destra, è stato purtroppo sconvolto dall'apertura di una porta che reca in sacrestia e dalla costruzione di un tabernacolo che riporta la data 1775 e che hanno distrutto gli affreschi in due vaste porzioni; in questa epoca probabilmente gli affreschi erano coperti e se ne ignorava l'esistenza. Restano visibili il corteggio, con le figure dai ricchi vestiti e due Magi con le ampolle, originariamente in argento, in fondo a sinistra i palafrenieri tengono cavalli e cammelli.

L'intervento appena concluso ha reso possibile apprezzare l'imponenza dell'opera rispettando quanto il tempo ci ha consegnato e valorizzare il lavoro degli artisti dell'epoca, senza interpretazioni né aggiunte di fantasia come prescrive la prassi nel restauro moderno e tutti gli interventi, oltre che reversibili, sono riconoscibili a un'osservazione ravvicinata".

Simona Buracci
© Riproduzione riservata


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