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Attualità giovedì 31 marzo 2016 ore 11:10

La Bcc di Chiusi non teme il Bail In

Incontro Banca Valdichiana

Banca Valdichiana ha promosso il 29 marzo l’incontro “Il Bail In: cosa cambia per i risparmiatori” in Sala Conferenze del complesso di San Francesco.



CHIUSI — La normativa europea sul Bail In, entrata in vigore dal primo gennaio 2016, ha creato non poco sconcerto tra i cittadini. Per fare chiarezza e far comprendere la situazione locale. A spiegare le motivazioni e le conseguenze della nuova normativa europea, il dottore Cristiano Iacopozzi, docente di Asset Allocation, introdotto dal Direttore generale di Banca Valdichiana Fulvio Benicchi.

“La nuova normativa – ha spiegato Iacopozzi – capovolge la prospettiva perché, dal momento che il rischio di Bail In è legato alla situazione patrimoniale di una banca e quindi al suo CET1, ovvero al rapporto tra il suo patrimonio e l’insieme delle attività che svolge, che non deve mai scendere sotto il 10,5%, è sufficiente che i suoi clienti controllino periodicamente questo dato per esser certi di non rischiare.”

Banca Valdichiana presentava a fine 2015 un CET1 del 15,75% molto al di sopra della soglia di rischio: “Questa normativa – ha detto il birettore generale della BCC con sede a Chiusi, Fulvio Benicchi – ci trova preparati da anni di sana e prudente gestione in cui abbiamo consolidato un patrimonio puro che dà a noi e ai nostri soci e clienti tranquillità. Resta il fatto però che questa normativa sottolinea anche, il fatto che ormai siamo in Europa ed è necessario che anche la nostra Banca operi in questa prospettiva. Grazie alla Riforma delle BCC che sta per entrare in vigore, il Gruppo Credito Cooperativo diventerà presto la terza Banca italiana e nel suo ambito la nostra Banca sta lavorando per avere le dimensioni più consone, non solo per essere solida ma anche per continuare ad operare in autonomia, per il bene del nostro territorio e dei nostri soci.”

Nel corso dell’incontro il dottor Iacopozzi ha spiegato nel dettaglio come la normativa sul Bail In riguarderà al massimo per l’8% i risparmiatori e in particolare prima gli azionisti, poi i titolari di obbligazioni subordinate poi i titolari di obbligazioni e solo alla fine i depositanti con depositi al di sopra dei centomila euro. Se la necessità di risoluzione supererà l’8% interverrà il Fondo europeo di risoluzione cui tutte le banche europee contribuiscono per un ulteriore 5% e solo oltre la soglia del 13% interverranno gli Stati, di fatto tutelando anche i contribuenti da aumenti di tasse legate a difficoltà bancarie.


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