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Attualità domenica 04 giugno 2023 ore 16:35

Inflazione, i toscani rinunciano a pere e radicchi

fruttivendolo

Salgono i prezzi, così le famiglie toscane mangiano meno e peggio ma spendono il 7,7% in più. Ecco le città in cui far la spesa costa di più



TOSCANA — Carrelli della spesa dei toscani sempre più vuoti con tagli vistosi specialmente a pere (-17%) e radicchi (-20%) ma scontrini sempre più salati: è l'effetto dell'inflazione che in Toscana taglia del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dalle famiglie nel 2023, a fronte tuttavia di una spesa del 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. L’analisi sugli effetti dell’inflazione nel primo trimestre del 2023 sulla base dei dati Istat sul commercio al dettaglio è effettuata da Coldiretti Toscana. 

E la prospettiva non pare migliore. Il secondo trimestre non è iniziato bene, con il rimbalzo inatteso dell’inflazione regionale (+8,7%) in aumento dello 0,4% rispetto al mese di Marzo 2023. L’inflazione più alta si registra a Siena (9,6%), seguita da Grosseto (9,4%), Massa Carrara (9,2%), Pistoia (8,9%), Firenze (8,8%), Pisa (8,7%), Livorno (8,5%) e Lucca (8,5%) e Arezzo (7,8%).

Prime vittime dei tentativi di risparmio dei toscani risultano frutta e verdura, il cui acquisto era già crollato del 9% nel corso del 2022, ai minimi da inizio secolo secondo l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Cso Italy. 

I tagli hanno penalizzato soprattutto le pere (-17%), le arance e l'uva (-11%), pesche, nettarine e kiwi (-8%). Meglio le mele (-5%). Peggio ancora invece va, quanto agli ortaggi, ad asparagi (-24%) e radicchi (-20%). 


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