mercoledì 07 agosto 2024 ore 14:00
Economia, s'impenna il ricorso agli ammortizzatori sociali
La Toscana è settima in Italia per numero di ore autorizzate. La crisi morde, con 71 vertenze aperte e 11.500 lavoratori coinvolti
TOSCANA — S'impenna in Toscana il ricorso agli ammortizzatori sociali, con il territorio regionale al settimo posto in Italia per numero di ore autorizzate. Il dato arriva da uno studio Uil condotto proprio sulla materia. Il Pil stagna, la crisi morde: in totale le crisi industriali in Toscana sono 71 e coinvolgono oltre 11.500 lavoratrici e lavoratori. Ovvio il riflesso anche nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Lo studio Uil sugli ammortizzatori sociali compara i dati di casse integrazioni e fondi di solidarietà del primo semestre 2024 con quelli del primo semestre 2023. In Italia l’accesso è aumentato vertiginosamente segnando un +19,1%.
La Toscana è la settima regione per numero di ore di ammortizzatori sociali autorizzate, circa 18 milioni (18.052.054), dietro a Campania, Puglia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.
Inoltre, la Toscana ha avuto un aumento sensibile di ore autorizzate (+42,2%): per valore incrementale si attesta addirittura al sesto posto in Italia, di fatto decuplicando la percentuale dell’area di riferimento.
Chi lascia, chi raddoppia
La situazione tra le varie province non è uniforme: mentre alcune riducono l’utilizzo di ammortizzatori sociali (Massa-Carrara, Pistoia, Grosseto e Lucca, con quest’ultima che ha una riduzione addirittura del -23%), altre le aumentano consistentemente: Arezzo, Prato e Pisa (+107,6%, +104,8% e +96,2%) di fatto raddoppiano le ore, mentre Firenze ha aumenti più contenuti con un +64,9%.
Firenze però rimane tra le prime province per numero di ore autorizzate: con ben 5.497.928 ore è la 13esima provincia italiana.
Arezzo invece è tra le province con la variazione più alta precisamente al 14esimo posto.
L'analisi dei dati
Il segretario generale della Uil Toscana Paolo Fantappiè commenta i dati sostenendo la necessità di “rilanciare lo sviluppo industriale e l’occupazione di qualità attraverso gli investimenti, che devono essere privilegiati rispetto alla rendita (come invece vediamo in molte città)".
"Non possiamo perdere la grande occasione del Pnrr e dei Fse - prosegue - che rappresenterebbe anche un’ancora di salvezza dal costante declino socioeconomico. A questo proposito chiediamo un maggior coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione degli investimenti per non far sì che questi rappresentino solo altri finanziamenti a pioggia alle imprese e che non vengano accompagnati da una reale crescita occupazionale stabile e di qualità”.
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