Cultura lunedì 08 maggio 2023 ore 11:06
Tanta gente in fila per la mostra su Luzi e Neri
Un evento che ha attirato l'attenzione di residenti e turisti che hanno affollato le sale che ospitano dipinti e versi degli artisti
PIENZA — I loro nomi, insieme all’espressione “Il paesaggio stato d’animo”, sono abbinati nel titolo di una mostra, a cura di Leonardo Scelfo, organizzata dal Comune di Pienza con Fondazione Musei Senesi, che si è aperta sabato 6 maggio, a Pienza nei locali del Conservatorio San Carlo Borromeo.
Per Pienza, si tratta del ritorno ad una grande iniziativa artistica dopo la pandemia con due figure profondamente legate al borgo Mario Luzi e Dario Neri.
Ad unire Neri e Luzi è la passione nutrita per la Val d’Orcia, che non è stata solo fonte di ispirazione delle loro opere ma strumento di interpretazione e proiezione del proprio mondo interiore, un territorio che qui, più che altrove, rappresenta appieno la memoria, l’identità, le emozioni. Lo stesso soggetto, il paesaggio, è interpretato con due strumenti diversi, la pittura e la poesia, che concorrono a formare il “paesaggio stato d’animo”.
Il percorso espositivo segue la carriera figurativa di Dario Neri, affiancato dalla poesia di Mario Luzi che ha descritto a parole molti dei paesaggi indagati da Neri col pennello. La rassegna vede esposti, nella prima sezione, circa 25 dipinti ad olio di Neri, realizzati tra il 1920 ed il 1956. L’elemento di forte originalità è rappresentato dall’abbinamento con i versi di Mario Luzi, di cui è ben nota l’intensa frequentazione di Pienza.
Nelle sale in cui sono esposti i quadri di Neri sono infatti diffusi alcuni componimenti di Luzi che, come una colonna sonora, accompagnano il pubblico nella visita, consentendo un confronto diretto tra immagini e parole, non didascalico ma basato sulle suggestioni personali.
Una seconda sezione è dedicata alla riscoperta dei “primitivi”, attraverso un linguaggio novecentesco di matrice espressionista e l’utilizzo della xilografia che lega Neri al mondo agricolo e alla mezzadria. In quest’area sono proposti anche documenti ed immagini che hanno come protagonisti i due autori. Come detto, ad accomunare Neri e Luzi è il paesaggio, che acquista nelle loro opere una dimensione psicologica.
“Dario Neri e Mario Luzi – scrive il curatore, Leonardo Scelfo – non si conoscono, almeno direttamente, non si sono mai confrontati artisticamente, entrambi hanno frequentato Pienza (…) e, a distanza di anni, hanno fornito della città e del suo territorio una propria visione emotivamente partecipata. Nei dipinti di Dario Neri e nei versi di Mario Luzi le valli dell’Orcia sono luoghi di una memoria ancestrale”. In molti dei quadri “si possono ritrovare i temi cari a Mario Luzi, per esempio il vuoto, il silenzio, l’assenza, il valore metaforico della luce, l’associazione delle colline ondulate al mare mosso”.
“Con questa mostra – afferma il sindaco Manolo Garosi –, Pienza conferma da una parte il proprio impegno nell’arte, da un’altra la fedeltà ad una linea culturale che vuole tutte le nostre rassegne legate al territorio. È un approccio che richiede maggior impegno nell’esame e nella selezione delle proposte, che rifugge da nomi altisonanti e magari di maggior richiamo, ma che ci ripaga ampiamente, fornendo ai visitatori spunti, suggestioni, proposte, perfettamente coerenti con quanto offre la visita del nostro territorio”.
“Era una giornata d’inverno, grigia, ventosa. Mio padre mi chiese di accompagnarlo in campagna, voleva dipingere un paesaggio, aveva bisogno che gli tenessi fermo il cavalletto su cui poggiava la tela; andai con lui e, abbracciato alle zampe di quel treppiede, finì che mi addormentai”.
Attraverso questo piccolo aneddoto dell’infanzia, Paolo Neri, senese, classe 1937, figlio del pittore Dario Neri, tratteggia la figura del padre.
“Dipingeva dal vero, sul campo, poi rifiniva in studio” racconta Paolo Neri. “E questo approccio era coerente con il suo carattere: aveva una sensibilità particolare per la bellezza, un carattere schietto, spontaneo, si entusiasmava letteralmente, si esaltava, di fronte allo spettacolo della natura, e lo riproduceva con uno slancio quasi insopprimibile”.
Dario Neri non fu solo eccellente artista (“il maggior pittore senese del nostro secolo” scrisse di lui Enzo Carli, sul finire del ‘900; “il pittore della campagna senese” lo definì Carlo Emilio Gadda, nel ’46) ma anche manager di successo, proprio alla Sclavo, dal ’35 al ’44, e poi con la casa editrice Electa, da lui rilevata nel ’45 e rilanciata nel settore delle pubblicazioni d’arte. Ebbe ruoli significativi nelle istituzioni e nella vita cittadina: fu autore del manifesto del Palio (1928); commissario prefettizio a Murlo (1938); Direttore dell’Istituto d’Arte di Siena (dal 1939 al 1943); più volte Capitano dell’Onda (di cui dal ’26 aveva disegnato le monture), la prima il 27 giugno del ’37, poi vittorioso nel 1950; componente della Deputazione del Monte dei Paschi (1951); insignito del Mangia d’Oro (1954). Morì, improvvisamente, nel 1958, a Milano: “aveva trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita soprattutto tra Firenze e Milano – è sempre il figlio Paolo a raccontare – fu colto da un infarto il 28 marzo, in treno, proprio mentre andava a Milano, riuscì ad arrivare a casa ma non a salvarsi”.
“Era un uomo innovativo e geniale, di stupefacente versatilità, tanto che il celebre storico dell’arte statunitense Bernard Berenson, di cui, attraverso l’Electa, era editore in Italia, lo definì, affettuosamente, “l’uomo dei cento mestieri”.
Mario Luzi “scopre” Pienza grazie alla garbata insistenza di un suo studente pientino, Nino Petreni, che, nel 1975, frequenta all’Università di Firenze un seminario di letteratura francese da lui tenuto, ma anche in virtù della corrispondenza con un sacerdote, Don Fernaldo Flori, del quale Luzi apprezza la profondità e l’acutezza del pensiero.
Così, grazie anche all’interessamento di amici comuni, primo tra tutti Leone Piccioni, che già nel 1972 aveva acquistato una casa nel centro della cittadina, Luzi, a partire dall’estate del 1979 e fino al 2004, trascorre tutte le estati a Pienza, dalla metà di luglio a tutto settembre, ospite proprio di quella Villa Benocci, decorata oltre 50 anni prima da Dario Neri, diventata nel frattempo Seminario Vescovile.
Conosce quindi l’opera realizzata in quel luogo da Neri della quale, tra l’altro, scrive: “(…) quelle decorazioni producevano un piacevole e talora un pensoso vedere. Specialmente una sala al piano superiore, integralmente dipinta con la teoria delle quattro stagioni (…) si sciolse amabilmente nella quotidiana e assuefatta delibazione di immagini luminose estive e cosmiche”. (Lettera ad Achille Neri, figlio di Dario Neri, dell’11 luglio 1996).
In occasione del suo ottantesimo compleanno (1994), il Comune di Pienza conferì a Luzi la cittadinanza onoraria. In segno di riconoscenza, l’illustre concittadino donò alla comunità parte della sua biblioteca e del suo archivio, un patrimonio eccezionale per la cui valorizzazione e fruizione il Comune realizzò il Centro studi Mario Luzi “La Barca”, inaugurato nel giugno del ’99, che porta il nome della prima raccolta di poesie, pubblicata nel 1935.
Nel 2001 lo stesso Comune, con la collaborazione della Regione Toscana, acquistò sul mercato antiquario la preziosa raccolta (circa 130 pagine), che si credeva perduta, di poesie manoscritte e dattiloscritte inviate da Luzi all’editore Guanda proprio nel ’35, per quella pubblicazione.
Il centro “La Barca” costituisce un punto di riferimento di importanza internazionale per gli studi su Mario Luzi ed è a sua volta propulsore di ricerche ed approfondimenti.
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