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Coldiretti a Montecitorio per dire No alla Ceta

C’erano tanti agricoltori anche della Valdichiana in sit-in a Roma davanti a Montecitorio per ribadire la loro contrarietà alla Ceta

La denuncia di Coldiretti è chiara: "Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele".

L’iniziativa #stopCETA, organizzata da Coldiretti davanti a Montecitorio, è condivisa da altre molte organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch che chiedono di fermare un trattato, a loro avviso, sbagliato e pericoloso per l’Italia.

"La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma - sottolinea la Coldiretti - è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni".

Secondo il Dossier della Coldiretti, ben 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese. Peraltro, sempre secondo Coldiretti, il trattato darebbe il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) mentre per alcuni prodotti (asiago, fontina e gorgonzola) è consentito in Canada l’uso degli stessi termini accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile”, e da una indicazione visibile e leggibile dell’origine del prodotto.

"La tutela delle indicazioni geografiche riconosciute – rileva Coldiretti - non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente tale indicazione (sono compresi nell’eccezione formaggi, carni fresche e congelate e carni stagionate). In sostanza si potrà continuare a produrre e vendere “prosciutto di Parma” canadesi in coesistenza con quello Dop ma anche “Daniele Prosciutto” locale. È anche riconosciuta la possibilità di utilizzare parti di una denominazione di una varietà vegetale o di una razza animale (come ad esempio la chianina)".

“L’Italia, e la Toscana in particolare, è leader in Europa nella qualità alimentare con 291 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, e non può accettare passivamente la banalizzazione del proprio patrimonio conservato da generazioni e deve invece – ha sottolineato Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana - farsi promotrice in Europa di una politica commerciale contro l’omologazione e più attenta alle distintività”.