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Restaurata e riaperta la chiesa del Capannone

La chiesetta di San Macario ha riaperto le porte alla comunità dopo il restauro grazie al lavoro della diocesi, del Comune e dei parrocchiani

La chiesetta di San Macario sta vivendo una seconda giovinezza, dopo alcuni anni di chiusura, grazie al grande lavoro della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, alla solidarietà di molti parrocchiani e allo stanziamento di fondi comunitari, domenica 8 maggio alla presenza del vescovo Manetti, dei parroci di Torrita Stazione, di Don Roberto e Don Fabio, del Sindaco Grazi, degli assessori Paolo Tiezzi e Michele Cortonicchi, delle autorità militari e concittadini, la chiesa ha riaperto le porte alla comunità.

La comunità del Capannone, da sempre devota a San Macario, negli indietro avevano organizzato, per la seconda domenica di maggio, una festa in onore del Santo per pregare per i raccolti e le famiglie, stare insieme e divertirsi. Da alcuni anni però la festa al Capannone era stata soppressa per motivi burocratici e così anche la chiesetta, pur celebrando alcune funzioni, nel tempo ha visto passare su di se il logorio delle stagioni.

La chiesa del Capannone è molto cara ai torritesi, molte generazioni sono cresciute, sposate, divertite ma anche pianto all’ombra di San Macario. Nel secolo scorso con l'avvento dell'industrializzazione degli anni 60 molti abitanti del Capannone se ne sono andati per andare a vivere a Torrita o in paesi limitrofi, ma la chiesetta non ha mai smesso di accogliere fedeli e cittadini.

La chiesa fu eretta dai Cavalieri di Santo Stefano per dare assistenza spirituale agli operai come attesta lo stemma posto sulla parete esterna Nord della Chiesa. Furono gli stessi Cavalieri di Santo Stefano a portare nella chiesetta la reliquia di San Macario vissuto nel 360 dopo Cristo.

L'ultimo rimpianto parroco della chiesetta è stato don Enrico Piastri, un punto di riferimento per la comunità torritese. Nel 1951, don Piastri costruì una casa canonica che diventò la sua abitazione e nel 1970 ampliò la canonica costruendo anche un teatro, dove tra le attività socio-culturali e musicali si tenevano anche dei concerti, con artisti famosi come il celebre Tagliavini, Zardo e Spina e le corali di Bellinzona, Arezzo e Massa.