Politica

"La guerra interna del PD danneggia Siena”

A dirlo il M5S con Michele Pinassi consigliere comunale portavoce MoVimento Siena 5 Stelle, il quale invita il partito ad andarsene

Se devo essere sincero – dice Pinassi - la “guerra di bande” tutta interna al PD e relativi cespugli non mi interessa né mi appassiona: se non avessero vinto loro le elezioni amministrative (da 60 anni a questa parte), neanche ne parlerei. Purtroppo però, come ho anticipato, a loro i cittadini senesi hanno assegnato il governo della città e questa guerra intestina non può che danneggiare - ed è questo che mi interessa- la nostra città, Siena.

Al di là delle considerazioni personali e dell’avviso di garanzia recapitato al Sindaco Valentini, per il quale – e ripete a scanso di equivoci - non avrebbe dovuto neppure esitare a dimettersi, questo ulteriore cappio messo al collo del Sindaco dai suoi stessi “compagni di partito” (sin dal giorno della sua elezione, è bene essere chiari) offende ancora una volta, ed ancora più violentemente, la città.

Lo abbiamo visto in questi due anni di mandato: l’azione politica è debole, fatta di spot “smart” e poco più. Nulla di fatto per le questioni importanti della città, come la Banca MPS (aspettiamo ancora il famoso “libro bianco” promesso dal Valentini in campagna elettorale), il Santa Maria della Scala (“Stati generali” o meno, cosa avete deciso di farci ?), l’Enoteca Italiana, la Fortezza Medicea (può una tensostruttura essere sufficiente ? O è solo una melina temporanea per dire “qualcosa abbiamo fatto” ?), la situazione delle ARU e dei parcheggi adiacenti alla città, tanto per dare qualche esempio. Cosa avete fatto per Siena, al di là del bike sharing, delle colonnine smart e della vendita degli immobili comunali ?

Il “cambio di passo” lo chiediamo noi cittadini, Sindaco, e le chiediamo – conclude Pinassi - di ritirarsi a vita privata se non ne è capace. Avrebbe già dovuto farlo, perché Siena non merita tutte queste umiliazioni dopo le tante, troppe promesse disattese fatte da lei e dal suo “comitato d’affari” travestito da partito".