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Attualità mercoledì 29 giugno 2016 ore 10:50

Arriva il Festival del Folkore

Due i gruppi partecipanti: “Agilla e Trasimeno” e “Gruppo Fokloristico Santa Vitalia”, per il 2017 si sono già iscritti gruppi del nord Europa



CHIANCIANO TERME — Si svolgerà sabato 2 luglio, a partire dalle 16, presso il Parco Fucoli il “Festival del Folklore Chianciano Terme”. Questa prima edizione è una anticipazione del festival, che diventerà internazionale a partire dal 2017, al quale si sono iscritti già quattro gruppi folkloristici provenienti dalla Norvegia, Svezia e Olanda. Per questo primo appuntamento si esibiranno due gruppi, uno proveniente da Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, il gruppo folkloristico “Agilla e Trasimeno” ed il secondo proveniente da Serrenti, in provincia di Cagliari, il “Gruppo Folkloristico Santa Vitalia”. Una delegazione del gruppo di Serrenti sarà ricevuto giovedì 30 giugno alle ore 18.30 dal Sindaco di Chianciano Terme, Marchetti Andrea, presso la sala consigliare del Comune. Il festival è patrocinato dal Comune di Chianciano Terme, in collaborazione con Proloco Chianciano, Istituto Bonaventura Somma di Chianciano Terme e Terme di Chianciano. «Mettere in scena il folklore – afferma Luciano Pucello, Presidente dall’Istituto

Bonaventura Somma di Chianciano Terme – significa favorire scambi culturali ed allo stesso tempo attraverso la conoscenza delle tradizioni e della cultura popolare di diversi paesi possiamo intessere quelle relazioni fondamentali per la nostra stazione termale». L’ingresso al festival è libero.

Il Gruppo "Agilla e Trasimeno" di Castiglione del Lago si è formato nel 1957 allo scopo di mantenere vive alcune forme della cultura popolare e della civiltà contadina delle zone costiere del Lago Trasimeno. Il gruppo è composto da giovani di Castiglione del Lago, spinti dalla passione e dall’ amore per il proprio popolo e le sue tradizioni. Il costume è quello semplice della gente delle rive del Lago Trasimeno tra la fine dell' ‘800 e primi del '900. Le donne, strette in un bustino, hanno un grande fazzoletto sulle spalle e un grembiule in vita; gli uomini si presentano con panciotto e pantaloni fermi al polpaccio sostenuti da un’alta fascia in vita. Il nome del gruppo deriva dall'antica leggenda, di origine etrusca, del principe Trasimeno, figlio del dio Tirreno, che, nel corso delle sue escursioni, attraversando le terre del Centro-Italia, fece sosta vicino ad un Lago. Il Principe qui conobbe la ninfa Agilla, che abitava una delle isole del Lago e se ne innamorò perdutamente, fino a morirne. Da allora il Lago prese il nome di Trasimeno e si dice che nelle sere di agosto, quando un leggero vento accarezza gli alberi e le acque del Lago, si senta il triste e malinconico lamento della ninfa Agilla, che ancora piange alla ricerca del principe Trasimeno. Le musiche, i canti e i balli sono espressione e commento dei momenti più significativi della vita contadina, molto legata ai cicli naturali e alle stagioni: la vendemmia, la raccolta del grano e la trebbiatura. Le musiche eseguite con strumenti tradizionali quali: fisarmonica, cembalo, chitarra, clarino, organetto e contrabbasso, fanno da accompagnamento per gli altrettanto tipici balli come: Sor Cesare, Punta e Tacco, Trescone, Lo Schiaffo e La Manfrina.

Il Gruppo Folkloristico Santa Vitalia di Serrenti è attualmente formato da circa sessanta persone tra adulti e bambini. Il gruppo mette in scena l’antica tradizione serventese, la “Sa Priorissia” che risale a otto secoli fa (1200). La festa de “Sa Priorissia” si inseriva un tempo in una serie di manifestazioni. Le “Priorisseddas” simboleggiavano gli angeli che accompagnavano la Madonna, rappresentata dalla “Priorissa” (moglie del Clavario della confraternita); a partire dalla festa del San Rosario nella prima domenica di ottobre, prima uscita in processione delle nuove priorisseddas, queste accompagnavano la Priorissa nelle celebrazioni delle feste principali del Signore: Natale, Pasqua. I costumi del gruppo, frutto di un’attenta e fedele ricostruzione sulla base di alcuni antichi esemplari originali che ancora oggi appartengono ad alcune famiglie del paese, sono stati ricreati grazie al prezioso aiuto degli anziani. Lo stesso vale per le danze tradizionali frutto di costanti influenze che la Sardegna ha subito nel corso dei secoli, dai fenici ai romani, dai bizantini ai saraceni, dai pisani agli spagnoli fino ai piemontesi.


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